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martedì 23 febbraio 2016

Perché hanno distrutto le nostre baracche?

Fa cos' freddo e sono tutto bagnato... stanotte non sono riuscito a dormire.
Mi devo alzare, è ora di prepararsi per andare a scuola.
Mi siedo sulla stuoia ancora tutta bagnata dove abbiamo passato la notte stretti gli uni agli altri per scaldarci, la mamma e i miei fratellini e sorelline più piccole... lascio mia sorellina dormire sotto i pagnes, la mamma e gli altri si sono gia alzati... mi stropiccio gli occhi... guardo intorno a me...il terreno dove abitiamo mi sembra diventato immenso...



Guardo i pezzi delle nostre baracche buttati per terra. Si stava bene la dentro al calduccio. Ora non c'è più niente che ci protegge sopra le nostre teste di notte. Solo le stelle.
Vedo i miei amici delle altre baracche guardare anche loro un po persi tutte le cose buttate qua e la... legni,  lamiere, bidoni d'acqua, secchi.... Menomale che la mia cartella l'avevo messa qui vicino alla stuoia in modo da trovarla subito alzandomi. Tiro fuori la divisa che grazie al cielo è rimasta asciutta. Vado a lavarmi con l'acqua gelida del bidone che mi ha lasciato la mamma laggiù in quell'angolo dietro una lamiera tirata su fra due legni. Mi vesto.
Non ho fame. Ho male alla pancia.

Vado a cercare i miei amici e amiche dei terreni vicini, che vanno a scuola con me.
Anche da loro tutto è distrutto. Hanno buttato giu anche la baracca dove c'erano due gemellini nati da poco. In certi terreni le mamme avevano gia messo le cose un po a posto. In altri tutto era in disordine, non si sapeva più cosa apparteneva a chi.



Ho trovato i miei amici seduti chi su un sasso, chi su una tavla di legno... tutti con gli occhi fissi sui resti delle loro baracche, in silenzio.
Sono sicuro che anche loro non sanno.
Perché ci hanno distrutto le nostre case? Perché?

So che anche loro, come me non osano chiedere niente. Queste sono cose dei grandi e un bambino non deve fare domande.
Ma io la domanda ce l'ho nella mia testa che non mi lascia in pace... Perché? Viviamo qui da tanti anni... io sono nato qui, in questo terreno. Perché proprio adesso sono venuti a distruggere le nostre case?
Da quando ci sono quegli uomini in divisa con i loro fucili che controllano le macchine per strada questo quartiere è cambiato. Non è più animato come una volta... non sono più tanti passanti come prima che venivano ai ristoranti della punta... e che compravano le arachidi e la frutta alle nostre mamme. Tutto è calmo e silenzioso. Dicono che ci potrebbero essere dei terroristi che fanno attentati come negli altri paesi. Ma noi cosa c'entriamo?

Tutto è accaduto così presto...l'altro ieri mattina, sabato, degli uomini con le auto della municipalità sono venuti ... hanno detto che avevano l'ordine di distruggere tutte le baracche. I papà e fratelli più grandi hanno cercato di discutere ma non c'è stato niente da fare, hanno detto che ci avevano avvertito gia da una settimana e peggio per noi se non ci siamo preparati.
Molte mamme piangevano. La mia aveva gli occhi rossi come ieri sera prima di dormire e stamattina quando l'ho salutata.

Alcuni miei amici sono stati più fortunati. non vivevano in una baracca ma in una delle stanze di una casa abbandonata e quella non l'hanno distrutta. Ma tutte le stanze sono state prese d'assalto da molte famiglie rimaste senza tetto e alla fine hanno dormito quasi peggio di me, pigiati fra la gente.


Si preparano per venire a scuola con me. Intanto chiacchiero con le loro sorelline che cercano di scaldarsi intorno al fornello fatto con tre pietre e un po di legna.
Hanno freddo quanto me e sono piccoline.
Ho voglia di piangere... tutto è triste intorno.

Ma ecco che arrivano i miei anmici e quando stiamo per partire mi chiama Salimata, la mia cuginetta preferita con il bebé di una vicina che tiene fra le braccia.
Mi dice "buona scuola!" e mi fa un sorriso.
E tutto mi sembra tornato come prima... e la giornata di colpo diventa bella.














Una bella vittoria: iscrizione a scuola ed estratto di nascita per 6 bambini del mio quartiere

"E' vero che sono una bambina, ma anch'io, come Thierno, voglio andare a scuola" mi ha detto D. , quasi protestando due giorni dopo che Thierno era stato integrato nella 1a elementare della scuola pubblica di Ngor (http://janghionlus.blogspot.sn/2016/01/anche-thierno-ha-diritto-di-andare.html)

E pian piano, quando le incontravo o a fare l'altalena nel mio giardino o per strada a vendere le arachidi o davanti alla loro baracca ad accendere il fuoco per la cucina con la legna raccolta vicino ai giardini delle ville, una dopo l'altra, spesso con un bebé attaccato alla schiena, mi dicevano la stessa cosa: "anch'io voglio andare a scuola!". 


Spesso con un faccino timido come chiedessero qualcosa di troppo  

Dai più grandi ai più piccoli




E il 2 febbraio 2016, grazie a Janghi Onlus, l'associazione creata dalle mie figlie insieme ad amici italiani e senegalesi, ce l'abbiamo fatta. La scuola ha accettato di iscrivere altri 5 bambini oltre a Thierno, tutti al CI, 1a elementare, malgrado fossimo gia in pieno secondo semestre dell'anno solastico.
Abbiamo superato tutti gli ostacoli che da vari anni i loro papà, analfabeti e senza nessun mezzo economico, incontravano per l'iscrizione alla scuola pubblica.
Primo fra tutti l'estratto di nascita.... Sopratutto per i bambini nati lontano dai luoghi abitati e dalle strutture ospedaliere, come la maggior parte di questi piccoli peulh fouta della Guinea. Ma anche per chi vive a Dakar è ancora poco diffusa l'abitudine di dichiarare la nascita del proprio bambino... " "Non avevo dichiarato la nascita del bambino perché all'epoca non sapevo sarebbe stato così importante. Avevo ben altre priorità quando è nato mio figlio: le cure di mia moglie alla maternità, l'acquisto dei medicinali così cari, i vestitini del bebé, la ricerca di un montone e la preparazione del battesimo... Ora invece avrei così bisogno di quel documento!" mi spiega un papà per giustificarsi. "Mio figlio è nato a Dakar, alla maternità. Avevo tenuto da conto tutti i documenti, libretto sanitario ed estratto di nascita, dentro una busta ben chiusa. Ma durante una di queste ultime stagioni delle piogge si è allagato tutto e i documenti non erano più utilizzabili in mezzo all'acqua e al fango..." mi spiega una mamma scoraggiata.
E un'altra mamma mi mostra il libretto sanitario che le hanno chiesto per poter fare l'estratto di nascita tardivo... tutto mangiato dai topi dove le informazioni più importanti riguardo alla data di nascita non si leggono più
Ma anche questo problema è stato superato... il direttore della scuola pubblica di Ngor che ha acettato di iscrivere i bambini metterà i genitori in rapporto con qualcuno che li aiuterà a fare le pratiche per l'ottenimento dell'estratto di nascita tardivo
Un altro problema quasi insormontabile per loro sono i costi. Malgrado la scuola pubblica sia gratuita ci sono dei costi obbligatori che i genitori devono sostenere. E per i peulh fouta delle baracche, che vivono di piccoli lavoretti giornalieri saltuari, anche questi pochi soldi diventano un ostacolo. 

E Janghi si è mobilizzata a Milano e a Dakar e così abbiamo potuto superare anche quest'ostacolo.
Pagare per ogni bambino sia l'iscrizione (2000 Fr, circa 3 Euro) che il materiale scolastico (12.000 Fr, circa 18 Euro) ed assicurare, come ha chiesto il direttore della scuola, che questi bambini, arrivati quasi a metà anno scolastico, riescano a raggiungere rapidamente il livello degli altri alunni . 
Un insegnante della scuola si è proposto di dar loro lezioni di recupero 3 pomeriggi a settimana per tre mesi. Per tutti e 6, Thierno compreso, chiede 150.000 Fr cioè circa 225 Euro.

Ed il sogno è diventato realtà.
Eccoli, tutti fieri, con la divisa unisex, uguali a tutti gli altri bambini, ammessi finalmente alla scuola di Ngor.

E' stato l'insegnante, dopo aver visto in che condizioni vivevano, a portare loro le divise, la vigilia dell'integrazione nelle classi, e si è raccomandato che fossero ben puliti e pettinati in modo da non sentirsi diversi dagli altri e che si rendessero conto dell'importanza di cio che stanno facendo.








venerdì 29 gennaio 2016

Anche Thierno ha diritto di andare a scuola

Lo trovo seduto su una grossa pietra davanti alla porta del mio giardino.
Non è entrato come gli altri a giocare.
Sta fermo, serio li ad aspettarmi. Thierno (nome inventato per il post) è cambiato.
Mi rendo conto che sono gia parecchie settimane che non lo vedevo. Gli chiedo come sta e senza alzare lo sguardo mi dice serissimo "wau" ("si" in wolof, la lingua con cui comunichiamo). Faccio altre domande per capire meglio e solo il "wau" si ripete, sempre con lo sguardo fisso per terra. Mi spavento e guardo con aria interrogativa sua zia  che vende frutta e arachidi su un tavolino fatto con pezzi di legno e cartoni di ricupero accanto alla mia porta d'ingresso: "ma cos'ha Thierno?".
 "E' cambiato - mi dice lei - da quando l'hanno mandato da uno zio a Dakar per imparare a fare il sarto. Lo zio è molto severo, non so se Thierno sta imparando a cucire ma almeno si è calmato, lo zio lo sta radrizzando bene."
Sono preoccupata. Non riesco a tirare fuori nessun altra parola dalla bocca di Thierno, un bambino di forse 11 anni, un tempo così allegro e sveglio. Allora gli dico di portarmi da suo padre.
In questo quartiere residenziale di Dakar, dietro ai muri che cingono terreni non ancora occupati da costruzioni o cantieri, in baracche provvisorie costruite con materiali vari di recupero, ci sono loro, i "peulh fouta", originari di una regione di pastori della Guinea, venuti alla ricerca di un lavoro, anche saltuario e improvvisato, che permetta di migliorare le condizioni della famiglia.

Il papà mi spiega che Thierno era diventato irrequieto e difficile da gestire, così, sempre per strada a non fare niente, quindi lo ha affidato allo zio. E' venuto solo oggi a trovare la mamma.
"Ma perché non va a scuola?'" chiedo io e di colpo vedo che Thierno alza lo sguardo e nei suoi occhi finalmente un barlume di interesse.
Il papà mi spiega che Thierno vorrebbe andare a scuola ed è da vari anni che lo chiede, ma non c'è stato verso di iscriverlo. Esigono l'estratto di nascita e lui non ce l'ha. "E' nato in Guinea, nella "brousse", in una capanna, lontano da qualsiasi Centro di Salute quindi non ha neppure il libretto sanitario dove l'ostetrica scrive la data del parto.
Vado col padre al Comune e mi dicono che l'unica possibilità è di fare la pratica di riconoscimeto tardivo al Tribunale. Ma ci vogliono testimoni e molto tempo. Siamo scoraggiati.
Allora vado alla scuola pubblica di Ngor. Thierno viene con me. Incontriamo il vicedirettore che sembra colpito dall'interesse del bambino e dal mio impegno. Mi dice che conosce qualcuno che puo aiutare il padre a fare le pratiche in tempi ragionevoli e con una data di nascita compatibile con l'iscrizione a scuola ed è certo che con una modica somma per coprire le spese, lo farà. Quindi lui può accettare il bambino a scuola. Pago l'iscrizione e mi porto garante che il papà contatterà il tizio per le pratiche al tribunale e che compreremo il materiale scolastico richiesto.
Allora il Direttore mi dice, "inutile perdere ancora tempo, domani mattina il bambino potrà presentarsi alla classe di prima elementare". Mi presenta un maestro per fare fare al bambino lezioni pomeridiane di recupero dei primi 4 mesi di scuola persi.
Finalmente Thierno sorride. Mi da la mano e mi tira veloce per arrivare presto dalla mamma e appena la vede da lontano seduta sul bordo della strada a vendere arachidi le grida: "domani vado a scuola!!"

martedì 13 ottobre 2015

QUEST'ANNO VADO A SCUOLA

Sono Mamadou (in realtà ho un altro nome ma l'ho cambiato come ho cambiato molti dei dati, nomi e foto che potrebbero identificarmi, ma che non cambiano la mia storia), ho 10 anni e sono un talibé.

Non sapete cos'é un talibé? Se siete gia venuti una volta in Senegal ci avete visto di sicuro. 


Sono i bambini che vedete ovunque per strada da soli o più spesso in gruppi piu o meno grandi, con una scatola di conserva usata che serve a tenere cio che sono riuusciti ad avere dai passanti durante la giornata: una manciata di riso, qualche zolletta di zucchero, qualche monetina.

E' da 3 anni che sono al Daara del mio insegnante coranico qui alle Parcelles Assainies a Dakar.
Ed é da 3 anni che non vedo mamma e papà ne i miei fratelli e sorelle.

Abitavo in un villaggio nella Regione di Kaolack. Mio padre é un contadino e i miei fratelli più grandi lo aiutano a lavorare i campi. In realtà non sono più tre campi, ma solo l'ultimo che ci é rimasto. Gli altri due sono stati sequestrati da una società straniera che fa piante strane, che non si mangiano ma servono a produrre energia. Quindi non servivano piu tante braccia per lavorare quest'ultimo campo rimasto, tanto più che molte volte non pioveva abbastanza e il lavoro si riduceva ancora di più.  


Mi ricordo, mio padre era preoccupato e mia mamma e la sua co-épouse si lamentavano sempre di non avere più niente da mettere in pentola per prepararci da mangiare. Eravamo 11 bambini, 6 solo di mia mamma. Forse ne sarà nato un altro da quando sono partito perché mia mamma aveva la pancia enorme come prima che nascesse Awa, la mia sorellina piu piccola.
Da quando si era ridotto il lavoro nei campi papà non mi portava più con lui a coltivare. Ma mi divertivo un sacco con gli altri bambini del villaggio a costruire macchine con fili di ferro, tappi di bottiglie e vecchie scatole di latta trovate per terra oppure ci arrampicavamo sugli alberi per cercare bacche o frutti selvatici e poi era bellissimo durante la stagione delle piogge quando finalmente tutto diventava verde, portavamo al pascolo le pecore e si potevano prendere i deliziosi frutti degli immensi baobab. 

Un giorno ho chiesto a mio papà se anch'io mi dovevo preparare per andare a scuola. Infatti era quasi finita la stagione delle piogge e 3 dei miei inseparabili amici erano tutti eccitati perché erano andati col loro papà a iscriversi alla scuola più vicina, in un altro villaggio.
Mio papà mi ha detto di no, che non avrei fatto quella scuola. Era troppo lontana, avrei dovuto fare kilometri da solo a piedi ogni giorno e lui non aveva i mezzi per comprarmi le scarpe e dei vestiti adatti. In più voleva che imparassi il Corano molto meglio di quanto avessi fatto fino ad allora, con l'insegnante del nostro villaggio. "In questo modo, - mi diceva con l'aria severa - andandoci solo poche ore al giorno, con tua mamma che ti difende sempre quando ti puniscono perché non hai imparato bene, non riuscirai mai a sapere tutto il Corano a memoria. In più devi diventare un uomo, forte e coraggioso, capace di affrontare le difficoltà della vita. Finché rimani incollato al pagne di tua mamma non lo diventerai mai. E poi, dove ti porta quella scuola dove hanno iscritto i tuoi amici? Ci sono solo poche classi e finite quelle non avrai nessuna possibilità di fare un lavoro decente. Dovrai andare in un altra scuola più lontana, in città a Kaolack dove non conosco nessuno che ti potrà ospitare. Invece voglio che diventi un uomo religioso, ascoltato e stimato da tutti. Conosco un marabout molto serio e apprezzato da tanti miei amici e parenti, che ha un Daara a Dakar dove potrai imparare moltissimo senza che debba preoccuparmi di niente perché pensa a tutto lui."
Mia mamma ascoltava in silenzio. Più tardi l'ho sentita discutere con papà che si é arrabbiato tantissimo. Non ho sentito molto di cio che dicevano, solo un "é ancora troppo piccolo" di mia mamma che sembrava voler piangere.
Da un lato ero tristissimo di andare lontano dalla mamma, ma dall'altro ero fiero di diventare un uomo forte e forse un gran marabout anch'io. In questo modo potrò essere io ad aiutare un giorno la mamma e liberarla da tutte le preoccupazioni.
Pochi giorni dopo, ho salutato la mamma che mi ha stretto a lungo, fra le sue braccia, e sono partito con papà fino ad un villaggio vicino alla grande strada. 


Li abbiamo preso un "car rapide" e dopo molte ore di scossoni siamo arrivati in una citta caotica piena di macchine e motorini, Kaolack ,  

Era li la casa del marabout. C'erano altri bambini. Papà mi ha salutato dicendomi di fare il bravo e ubbidire sempre al marabout. Deve essere fiero di me.
Ho passato la notte con gli altri bambini su delle stuoie per terra nel cortile della casa. E l'indomani siamo partiti con il marabout e gli altri bambini per Dakar.

Da tre anni ho imparato tantissime cose.... Ormai so gia quasi il Corano a meoria e so scrivere molti versetti e mio papà sarà fiero di me.


Ma ho imparato anche tantissime altre cose dalla vita per strada... ho imparato ad attraversare le strade più pericolose e piene di macchine, ho imparato a fare i conti dei soldi che ho guadagnato e come dividerli fra di noi quando li abbiamo avuti insieme, ho imparato a difendermi quando qualcuno vuole prendermi qualcosa, ho imparato a non piangere quando mi si picchia o quando ho freddo o fame. 
Ho imparato a dividere con gli altri talibés ed é bellissima l'amicizia che c'é fra di noi. 

Ho imparato a riconoscere le persone che probabilmente mi daranno qualcosa da quelle che invece mi cacceranno via. Ci sono delle "mamans" che mi sorridono e mi danno da mangiare e so che quando sono triste posso andare da loro, ci sono dei "monsieurs" che ogni mattina immancabilmente si fermano con la loro macchina per darci delle monetine da dividerci, c'é un "tangana" dove so che la "maman" troverà sempre un pezzo di pane o qualche altra cosa da bere o da mangiare per me



Ma ci sono anche dei giorni in cui non incontro nessuno di loro, ho la pancia che mi fa male per la fame e tanta paura perché non sono riuscito a trovare i 500 Fr che ci ha chiesto di portare ogni giorno il marabout.


Sono i soldi che servono a fare andare avanti il Daara, mantenere i nostri insegnanti coranici, completare il cibo per noi... In certi Daara i talibés che non portano i soldi sono picchiati. Da noi no, ma il marabout non sarà contento e so che é un mio dovere perché é solo così che possiamo mantenerci.

Ma quest'anno ci sono novità.
Il marabout ci ha detto che alcuni di noi per i quali ha avuto il permesso dai genitori, oltre ad imparare il Corano, potranno anche andare a scuola invece di passare le giornate per strada a mendicare. Che c'é una scuola, Enfance et Paix, qui vicino, dove andavamo a chiedere l'acqua da bere, che ci accoglie nelle sue classi e c'é un associazione italo-senegalese, Janghi, che paga la nostra retta scolastica e sostituisce cio che noi avremmo portato al Daara mendicando, con alimenti. 
Mi sembra un sogno.....
So che sarà duro perché dovrò studiare tantissimo, ma so che la mia vita presente e futura cambierà.




PROJET « ECOLE POUR TOUS », RESULTATS ANNEE SCOLAIRE 2014 – 2015

Accès à l’école

Grace au support de Janghi, 61 enfants exclus du système scolaire au Sénégal ont pu fréquenter le CREC de l’ONG sénégalaise Enfance et Paix qui accueille les enfants exclus du système éducatif public ou ayant des problèmes familiaux ou de santé tels ne leur permettant pas de suivre dans une école publique. A différence des écoles privées, le CREC de Enfance et Paix essaye d’offrir un enseignement de qualité à un prix accessible aussi aux familles plus pauvres du quartier, situé aux Parcelles Assainies, Commune périphérique et populaire de la Région de Dakar.


Dans le passé l’ONG avait dû refuser chaque année des enfants car incapables de payer même ce minimum dont l’ONG ne peut pas se passer car elle doit assurer le salaire des enseignants et le fonctionnement de la structure. 

Mais pour l’année scolaire écoulée, 2014 – 2015, Janghi a permis l’admission de 32 de ces enfants en payant l’intégralité des frais scolaires ou la partie de ceux-ci que la famille n’aurait pas été en mesure de payer.

En plus de ces enfants Janghi a permis à «Enfance et Paix » de répondre positivement à la requête de 3 « Daaras » du quartier d’accueillir certains de leurs talibés (au total 29) de façon à ce qu’ils puissent bénéficier aussi du système éducatif laïque sénégalais. 

Pour ces enfants Janghi a payé non seulement les frais scolaires mais a donné aussi une contribution en aliments au Daara afin que ces talibés ne soient plus obligés d’aller mendier dans les rues pour assurer leur alimentation et celle d’autres membres du Daara.comme font la plupart des talibès des Daaras traditionnels
(N.B. photo prise dans Internet concernant d'autres talibés)
Le résultat est donc double, les talibés vont à l’école au lieu de mendier.

Résultats scolaires


Classe spéciale

Le Daara Mame Khalifa Niass avait demandé l’inscription de 21 talibés qui avaient exprimé le désir d’aller à l’école. 19 garçons et 2 filles. Ils étaient d’âges différents (8 avaient entre 8 et 12 ans, 10 entre 13 et 17 ans et 2 avaient 19 ans) et n’avaient jamais été à l’école auparavant, totalement analphabètes (à part les plus grands qui savaient lire et écrire l’arabe du Coran) e n’avaient pas la possibilité de suivre les horaires normaux de l’école car ils devaient être présents au Daara aux heures auxquelles le marabout leur apprenait le Coran.
L’école leur a créé donc une classe spéciale avec des horaires adaptés. Ils on été divisés en 2 groupes, d’un côté les plus petits, totalement analphabètes et de l’autre les plus grands ayant eu un début d’alphabétisation en arabe.

Parmi ces 21 talibés, un, Khalifa, 10 ans, n’a pas pu suivre les cours car il est immobilisé par une ostéomyélite contractée 8 mois auparavant et mal soignée. 

Janghi a pris en charge son traitement et un enseignant, volontaire de Janghi, Sylvestre, est en train de lui donner des cours particuliers pour lui permettre d’intégrer l’école une fois guéri. Un autre, Sidy, 14 ans s’absentait souvent aux cours et ne s’est pas présenté à l’évaluation finale disant qu’en fin de compte il préfère apprendre directement un métier. Les 19 autres allaient à l’école avec enthousiasme et ont suivi régulièrement les cours en faisant des progrès rapides.
Dès le début de la saison des pluies, avant la fin de l’année scolaire, 8 talibés sont partis dans leurs villages respectifs pour aider les parents dans le travail des champs.
De ce fait l’évaluation finale n’a pu être faite que sur 11 enfants.
L’évaluation concernait les capacités (mathématiques, lecture, écriture) nécessaires à intégrer les classes normales : pour un groupe le CP, pour l’autre groupe le CE1. Au Sénégal, à cause de l’enseignement qui est fait dans une langue étrangère (le français) que le enfants ne connaissent pas, il y a 6 classes au primaire et le CP correspond à la deuxième.

Résultats
  • ·        Tous ont eu la moyenne
  • ·        La note la plus élevée a été 8,3/10 et la plus basse 5,3
  • ·        La moyenne générale a été 6,9/10
  • ·        4 élèves vont intégrer cette année le CP et 7 le CE1


Ecole primaire (6 années : du CI au CM2)


25 élèves sponsorisés : 10 filles et 15 garçons, 8 sont des talibés venant de 2 autres Daaras mais ayant la possibilité de fréquenter à temps plein l’école et certains ayant des notions de base leur permettant d’intégrer directement les classes normales.

Résultats
  • ·        24 passent en classe supérieure sur 25
  • ·        Les 4 qui fréquentaient la dernière année du primaire (CM2) ont passé avec succès l’examen d’état et obtenu le CFEE (Certificat de Fin d’études élémentaires) et ont ensuite passé avec succès le concours d’entrée en 6ème bien que cette année la sélection ait été plus sévère. Tous les 4 sont déjà orientés dans un lycée public. Un d’entre eux est un talibé.


Ecole secondaire (4 années : de la 6ème à la 3ème)


17 élèves sponsorisés : 12 filles et 5 garçons

Résultats :
  • ·        11 ont eu la moyenne et passent en année supérieure
  • ·        4 doivent redoubler
  • ·        2 ont laissé l’école avant l’examen. L’un parce qu’il est allé vivre dans une autre ville, l’autre a préféré entrer dans une menuiserie et apprendre un métier. 
  • Sur les 17 sponsorisés, 3 fréquentaient la dernière année (3ème) et ont fait l’examen d’état (BEFM). Une élève seulement l’a réussi et a été orientée au lycée public. La deuxième, malade de Drépanocytose, une maladie chronique héréditaire du sang, très invalidante, n’a pas réussi l’examen, mais ayant eu la moyenne sur ses bulletins trimestriels, elle a été admise en classe supérieure d’un lycée géré lui aussi par une ONG (ACAPES) qui accueille des jeunes exclus du lycée public. Une seulement n'a pas eu la moyenne mais il y a la possibilité qu'elle aussi soit admise à l'ACAPES parcequ'elle a presque 20 ans.

Conclusion

Sil' on tient compte de la situation d'où proviennent ces enfants, des difficultés sociales et familiales qu'ils vivent et du très bas niveau que la plupart d'entre ux avaient à l'arrivée à l'école de Enfance et Paix, nous pouvons dire que ces résultats, supérieurs à la moyenne de l'école publique actuelle au Sénégal, sont très encourageants et montrent l'apport que Janghi est en train de donner à offrir une opprtunité d'épanouissement et croissance et un espoir pour le futur à qui ne l'a pas, en contribuant ainsi au dévéloppement du pays.

Selon la philosophie de l'association Janghi et de l'ONG Enfance et Paix, on essaye d'obtenir, à chaque fois que c'est possible, l'intégration dans l'école publique des enfants qui e avaient été exclus. Grace à ces bons résultats 17 des enfants sponsorisés porront etre reintégrés dans l'école publique pour l'année scolaire 2015 - 2016 et laisser ainsi la place à d'autres enfants comme eux. 

domenica 4 ottobre 2015

RISULTATI PROGETTO SCUOLA PER TUTTI ANNO SCOLASTICO 2014 - 2015

Grazie ai numerosi sostenitori di Janghi e in collaborazione con l'ONG senegalese “Enfance et Paix”, 61 bambini esclusi dal sistema scolastico in Senegal hanno potuto frequentare la scuola durante l'anno scolastico 2014 - 2015,  
Con 7.865,05 Euro raccolti, Janghi ha potuto assicurare la loro iscrizione e retta scolastica.
Come sapete, l’ONG senegalese gestisce una scuola che accoglie bambini esclusi dalla scuola pubblica o con problemi familiari e psicologici tali da non riuscire a seguirla. A differenza di altre scuole private, questa scuola cerca di offrire un insegnamento di qualità ad un prezzo accessibile anche agli abitanti disagiati del quartiere Parcelles Assainies, il quartiere popolare e periferico di Dakar dove interviene Janghi. 
Questa retta minima è indispensabile alla ONG per pagare gli insegnanti e il funzionamento della scuola.

Prendendo in carico la retta scolastica di 32 bambini di famiglie talmente disagiate che non sarebbero state in misura di pagare neppure questa retta minima, Janghi ha permesso loro di iscriversi e frequentare la scuola.

Oltre a questi bambini Janghi ha permesso a “Enfance et Paix” di rispondere positivamente alla richiesta di 3 Daara di accogliere alcuni loro talibés (in tutto 29) in modo che potessero beneficiare anche dell’istruzione laica del sistema educativo nazionale senegalese. 
Per questi bambini Janghi ha pagato non solo la retta scolastica intera ma ha dato anche un contributo in alimenti in modo da evitare che andassero per le strade a mendicare come solevano fare prima per assicurare l’alimentazione loro e di altri membri del Daara.


Risultati scolastici

Classe speciale:

Il Daara Mame Khalifa Niass aveva chiesto l’iscrizione di 21 talibés che avevano espresso il desiderio di andare a scuola. 19 bambini e 2 bambine. Erano di età diverse (8 avevano fra gli 8 e i 12 anni, 10 tra i 13 e i 17 anni e 2 avevano 19 anni) che non erano mai stati a scuola prima, e non potevano seguire gli orari scolastici normali perché dovevano essere presenti al Daara nelle ore in cui il marabout insegnava il Corano. 
Per cui è stata creata per loro una classe speciale. 

Sono stati divisi in 2 gruppi, da un lato i più piccoli totalmente analfabeti e dall’altro gli altri che avevano, benché a livelli diversi, almeno un inizio di alfabetizzazione in arabo.

Di questi 21 bambini, uno, Khalifa, 10 anni, essendo gravemente malato con osteomielite, non ha potuto seguire le lezioni e sta ricevendo lezioni private dal volontario di Janghi Sylvestre, con la speranza che una volta guarito potrà integrare la scuola. 
Un altro, Sidy, 14 anni, si assentava spesso e non si è presentato alla valutazione finale dicendo che in fondo preferisce imparare direttamente un mestiere.

Gli altri 19 venivano a scuola con entusiasmo e hanno seguito regolarmente facendo rapidi progressi.
Prima della fine dell’anno scolastico 8 di loro sono tornati al villaggio per aiutare i genitori nel lavoro dei campi e torneranno fra poco,  alla fine della stagione delle piogge. 
Per cui la valutazione finale è stata fatta solo per 11 bambini.

La valutazione era a 2 livelli, basata sulle capacità necessarie (matematica, lettura, scrittura) per poter integrare quest’anno le classi normali: per il primo gruppo il CP, per il secondo gruppo il CE1. In Senegal, a causa dell’insegnamento che viene fatto in una lingua che i bambini non conoscono, il francese, ci sono 6 classi elementari e il CP corrisponde alla seconda.

Risultati:

  • tutti hanno avuto la media
  • il voto più alto è stato 8,3 /10 e il più basso 5,3
  • la media generale è stata 6,9/10
  • 4 integreranno quest’anno il CP e 7 il CE1

Scuola primaria (6 anni: dalla primina alla 5° elementare)

25 sponsorizzati, (15 bambini e 10 bambine) dei quali 8 sono talibés provenienti da altri 2 Daara, ma con la possibilità di frequentare a tempo pieno e con un minimo di nozioni da permettere loro di integrare subito le classi normali.

Risultati:

  • 24 promossi su 25
  • tutti i 4 dell’ultimo anno delle elementari hanno passato con successo l’esame di stato ottenendo il CFEE (Certificato di fine di studi elementari) e hanno poi superato anche il concorso di entrata alla scuola secondaria e sono già stati orientati in un liceo pubblico. Uno di loro è un talibé.

Scuola secondaria (4 anni: dalla 6ème alla 3ème)

17 sponsorizzati (5 bambini e 12 bambine).

Risultati:

  • 13 hanno avuto la media generale e passano alla classe superiore.
  • 2 hanno lasciato la scuola prima dell’esame finale, uno perché si trasferisce in un'altra città, l’altro perché ha preferito entrare in una falegnameria per imparare il mestiere
  • 2 dovranno ripetere l'anno


Sui 17 sponsorizzati, 3 frequentavano l’ultimo anno (classe di 3ème) e hanno fatto l’esame di stato. Benche non siano riuscite a superarlo 2 ragazze sono state accettate alla classe superiore (Seconde o 3° liceo) perché avevano la media generale. Una é stata ammessa al liceo pubblico e l'altra, affetta da Drepanocitosi, una malattia ereditaria del sangue molto invalidante, avendo superato l'età massima é stata presa in un liceo ACAPES anch’esso gestito da una ONG che accoglie ragazzi troppo grandi per i licei pubblici.
Solo una non ha avuto la media ma c'é possibilitàche anche lei venga presa alla ACAPES perché ha quasi 20 anni.

Conclusione

Tenendo conto della provenienza di questi bambini, delle loro difficoltà sociali e familiari e del loro spesso molto basso livello all'arrivo alla scuola di Enfance et Paix possiamo dire che questi risultati, superiori a quelli generali delle scule pubbliche in Senegal, sono motivanti e mostrano il contributo che Janghi sta dando ad offrire opportunità di crescitae una speranza per il futuro a chi non ne ha, contribuendo così allo sviluppo del paese.


Secondo la filosofia dell'associazione Janghi e del ONG Enfance et Paix si cerca di ottenere quando possibile, l'integrazione nella scuola pubblica dei bambini che ne erano stati esclusi. Grazie a questi ottimi resultati, 17 dei bambini sponsorizzati potranno essere reintegrati nella scuola pubblica per l'anno sclastico 2015 2016 e lasciare quindi il posto ad altri bambini come loro.