Nav Bar

martedì 23 febbraio 2016

Perché hanno distrutto le nostre baracche?

Fa cos' freddo e sono tutto bagnato... stanotte non sono riuscito a dormire.
Mi devo alzare, è ora di prepararsi per andare a scuola.
Mi siedo sulla stuoia ancora tutta bagnata dove abbiamo passato la notte stretti gli uni agli altri per scaldarci, la mamma e i miei fratellini e sorelline più piccole... lascio mia sorellina dormire sotto i pagnes, la mamma e gli altri si sono gia alzati... mi stropiccio gli occhi... guardo intorno a me...il terreno dove abitiamo mi sembra diventato immenso...



Guardo i pezzi delle nostre baracche buttati per terra. Si stava bene la dentro al calduccio. Ora non c'è più niente che ci protegge sopra le nostre teste di notte. Solo le stelle.
Vedo i miei amici delle altre baracche guardare anche loro un po persi tutte le cose buttate qua e la... legni,  lamiere, bidoni d'acqua, secchi.... Menomale che la mia cartella l'avevo messa qui vicino alla stuoia in modo da trovarla subito alzandomi. Tiro fuori la divisa che grazie al cielo è rimasta asciutta. Vado a lavarmi con l'acqua gelida del bidone che mi ha lasciato la mamma laggiù in quell'angolo dietro una lamiera tirata su fra due legni. Mi vesto.
Non ho fame. Ho male alla pancia.

Vado a cercare i miei amici e amiche dei terreni vicini, che vanno a scuola con me.
Anche da loro tutto è distrutto. Hanno buttato giu anche la baracca dove c'erano due gemellini nati da poco. In certi terreni le mamme avevano gia messo le cose un po a posto. In altri tutto era in disordine, non si sapeva più cosa apparteneva a chi.



Ho trovato i miei amici seduti chi su un sasso, chi su una tavla di legno... tutti con gli occhi fissi sui resti delle loro baracche, in silenzio.
Sono sicuro che anche loro non sanno.
Perché ci hanno distrutto le nostre case? Perché?

So che anche loro, come me non osano chiedere niente. Queste sono cose dei grandi e un bambino non deve fare domande.
Ma io la domanda ce l'ho nella mia testa che non mi lascia in pace... Perché? Viviamo qui da tanti anni... io sono nato qui, in questo terreno. Perché proprio adesso sono venuti a distruggere le nostre case?
Da quando ci sono quegli uomini in divisa con i loro fucili che controllano le macchine per strada questo quartiere è cambiato. Non è più animato come una volta... non sono più tanti passanti come prima che venivano ai ristoranti della punta... e che compravano le arachidi e la frutta alle nostre mamme. Tutto è calmo e silenzioso. Dicono che ci potrebbero essere dei terroristi che fanno attentati come negli altri paesi. Ma noi cosa c'entriamo?

Tutto è accaduto così presto...l'altro ieri mattina, sabato, degli uomini con le auto della municipalità sono venuti ... hanno detto che avevano l'ordine di distruggere tutte le baracche. I papà e fratelli più grandi hanno cercato di discutere ma non c'è stato niente da fare, hanno detto che ci avevano avvertito gia da una settimana e peggio per noi se non ci siamo preparati.
Molte mamme piangevano. La mia aveva gli occhi rossi come ieri sera prima di dormire e stamattina quando l'ho salutata.

Alcuni miei amici sono stati più fortunati. non vivevano in una baracca ma in una delle stanze di una casa abbandonata e quella non l'hanno distrutta. Ma tutte le stanze sono state prese d'assalto da molte famiglie rimaste senza tetto e alla fine hanno dormito quasi peggio di me, pigiati fra la gente.


Si preparano per venire a scuola con me. Intanto chiacchiero con le loro sorelline che cercano di scaldarsi intorno al fornello fatto con tre pietre e un po di legna.
Hanno freddo quanto me e sono piccoline.
Ho voglia di piangere... tutto è triste intorno.

Ma ecco che arrivano i miei anmici e quando stiamo per partire mi chiama Salimata, la mia cuginetta preferita con il bebé di una vicina che tiene fra le braccia.
Mi dice "buona scuola!" e mi fa un sorriso.
E tutto mi sembra tornato come prima... e la giornata di colpo diventa bella.














Una bella vittoria: iscrizione a scuola ed estratto di nascita per 6 bambini del mio quartiere

"E' vero che sono una bambina, ma anch'io, come Thierno, voglio andare a scuola" mi ha detto D. , quasi protestando due giorni dopo che Thierno era stato integrato nella 1a elementare della scuola pubblica di Ngor (http://janghionlus.blogspot.sn/2016/01/anche-thierno-ha-diritto-di-andare.html)

E pian piano, quando le incontravo o a fare l'altalena nel mio giardino o per strada a vendere le arachidi o davanti alla loro baracca ad accendere il fuoco per la cucina con la legna raccolta vicino ai giardini delle ville, una dopo l'altra, spesso con un bebé attaccato alla schiena, mi dicevano la stessa cosa: "anch'io voglio andare a scuola!". 


Spesso con un faccino timido come chiedessero qualcosa di troppo  

Dai più grandi ai più piccoli




E il 2 febbraio 2016, grazie a Janghi Onlus, l'associazione creata dalle mie figlie insieme ad amici italiani e senegalesi, ce l'abbiamo fatta. La scuola ha accettato di iscrivere altri 5 bambini oltre a Thierno, tutti al CI, 1a elementare, malgrado fossimo gia in pieno secondo semestre dell'anno solastico.
Abbiamo superato tutti gli ostacoli che da vari anni i loro papà, analfabeti e senza nessun mezzo economico, incontravano per l'iscrizione alla scuola pubblica.
Primo fra tutti l'estratto di nascita.... Sopratutto per i bambini nati lontano dai luoghi abitati e dalle strutture ospedaliere, come la maggior parte di questi piccoli peulh fouta della Guinea. Ma anche per chi vive a Dakar è ancora poco diffusa l'abitudine di dichiarare la nascita del proprio bambino... " "Non avevo dichiarato la nascita del bambino perché all'epoca non sapevo sarebbe stato così importante. Avevo ben altre priorità quando è nato mio figlio: le cure di mia moglie alla maternità, l'acquisto dei medicinali così cari, i vestitini del bebé, la ricerca di un montone e la preparazione del battesimo... Ora invece avrei così bisogno di quel documento!" mi spiega un papà per giustificarsi. "Mio figlio è nato a Dakar, alla maternità. Avevo tenuto da conto tutti i documenti, libretto sanitario ed estratto di nascita, dentro una busta ben chiusa. Ma durante una di queste ultime stagioni delle piogge si è allagato tutto e i documenti non erano più utilizzabili in mezzo all'acqua e al fango..." mi spiega una mamma scoraggiata.
E un'altra mamma mi mostra il libretto sanitario che le hanno chiesto per poter fare l'estratto di nascita tardivo... tutto mangiato dai topi dove le informazioni più importanti riguardo alla data di nascita non si leggono più
Ma anche questo problema è stato superato... il direttore della scuola pubblica di Ngor che ha acettato di iscrivere i bambini metterà i genitori in rapporto con qualcuno che li aiuterà a fare le pratiche per l'ottenimento dell'estratto di nascita tardivo
Un altro problema quasi insormontabile per loro sono i costi. Malgrado la scuola pubblica sia gratuita ci sono dei costi obbligatori che i genitori devono sostenere. E per i peulh fouta delle baracche, che vivono di piccoli lavoretti giornalieri saltuari, anche questi pochi soldi diventano un ostacolo. 

E Janghi si è mobilizzata a Milano e a Dakar e così abbiamo potuto superare anche quest'ostacolo.
Pagare per ogni bambino sia l'iscrizione (2000 Fr, circa 3 Euro) che il materiale scolastico (12.000 Fr, circa 18 Euro) ed assicurare, come ha chiesto il direttore della scuola, che questi bambini, arrivati quasi a metà anno scolastico, riescano a raggiungere rapidamente il livello degli altri alunni . 
Un insegnante della scuola si è proposto di dar loro lezioni di recupero 3 pomeriggi a settimana per tre mesi. Per tutti e 6, Thierno compreso, chiede 150.000 Fr cioè circa 225 Euro.

Ed il sogno è diventato realtà.
Eccoli, tutti fieri, con la divisa unisex, uguali a tutti gli altri bambini, ammessi finalmente alla scuola di Ngor.

E' stato l'insegnante, dopo aver visto in che condizioni vivevano, a portare loro le divise, la vigilia dell'integrazione nelle classi, e si è raccomandato che fossero ben puliti e pettinati in modo da non sentirsi diversi dagli altri e che si rendessero conto dell'importanza di cio che stanno facendo.