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venerdì 29 gennaio 2016

Anche Thierno ha diritto di andare a scuola

Lo trovo seduto su una grossa pietra davanti alla porta del mio giardino.
Non è entrato come gli altri a giocare.
Sta fermo, serio li ad aspettarmi. Thierno (nome inventato per il post) è cambiato.
Mi rendo conto che sono gia parecchie settimane che non lo vedevo. Gli chiedo come sta e senza alzare lo sguardo mi dice serissimo "wau" ("si" in wolof, la lingua con cui comunichiamo). Faccio altre domande per capire meglio e solo il "wau" si ripete, sempre con lo sguardo fisso per terra. Mi spavento e guardo con aria interrogativa sua zia  che vende frutta e arachidi su un tavolino fatto con pezzi di legno e cartoni di ricupero accanto alla mia porta d'ingresso: "ma cos'ha Thierno?".
 "E' cambiato - mi dice lei - da quando l'hanno mandato da uno zio a Dakar per imparare a fare il sarto. Lo zio è molto severo, non so se Thierno sta imparando a cucire ma almeno si è calmato, lo zio lo sta radrizzando bene."
Sono preoccupata. Non riesco a tirare fuori nessun altra parola dalla bocca di Thierno, un bambino di forse 11 anni, un tempo così allegro e sveglio. Allora gli dico di portarmi da suo padre.
In questo quartiere residenziale di Dakar, dietro ai muri che cingono terreni non ancora occupati da costruzioni o cantieri, in baracche provvisorie costruite con materiali vari di recupero, ci sono loro, i "peulh fouta", originari di una regione di pastori della Guinea, venuti alla ricerca di un lavoro, anche saltuario e improvvisato, che permetta di migliorare le condizioni della famiglia.

Il papà mi spiega che Thierno era diventato irrequieto e difficile da gestire, così, sempre per strada a non fare niente, quindi lo ha affidato allo zio. E' venuto solo oggi a trovare la mamma.
"Ma perché non va a scuola?'" chiedo io e di colpo vedo che Thierno alza lo sguardo e nei suoi occhi finalmente un barlume di interesse.
Il papà mi spiega che Thierno vorrebbe andare a scuola ed è da vari anni che lo chiede, ma non c'è stato verso di iscriverlo. Esigono l'estratto di nascita e lui non ce l'ha. "E' nato in Guinea, nella "brousse", in una capanna, lontano da qualsiasi Centro di Salute quindi non ha neppure il libretto sanitario dove l'ostetrica scrive la data del parto.
Vado col padre al Comune e mi dicono che l'unica possibilità è di fare la pratica di riconoscimeto tardivo al Tribunale. Ma ci vogliono testimoni e molto tempo. Siamo scoraggiati.
Allora vado alla scuola pubblica di Ngor. Thierno viene con me. Incontriamo il vicedirettore che sembra colpito dall'interesse del bambino e dal mio impegno. Mi dice che conosce qualcuno che puo aiutare il padre a fare le pratiche in tempi ragionevoli e con una data di nascita compatibile con l'iscrizione a scuola ed è certo che con una modica somma per coprire le spese, lo farà. Quindi lui può accettare il bambino a scuola. Pago l'iscrizione e mi porto garante che il papà contatterà il tizio per le pratiche al tribunale e che compreremo il materiale scolastico richiesto.
Allora il Direttore mi dice, "inutile perdere ancora tempo, domani mattina il bambino potrà presentarsi alla classe di prima elementare". Mi presenta un maestro per fare fare al bambino lezioni pomeridiane di recupero dei primi 4 mesi di scuola persi.
Finalmente Thierno sorride. Mi da la mano e mi tira veloce per arrivare presto dalla mamma e appena la vede da lontano seduta sul bordo della strada a vendere arachidi le grida: "domani vado a scuola!!"