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venerdì 4 novembre 2016

I PICCOLI PEUL FOUTA DELLE ALMADIES A SCUOLA ANCHE QUEST'ANNO

Non ti preoccupare, provo io, mi ha detto Sylvestre, volontario di Janghi, in settembre quando gli raccontavo completamente scoraggiata che i 6 bambini  che con Janghi eravamo riusciti ad iscrivere alla scuola pubblica di Ngor (vedi  Una bella vittoria: iscrizione a scuola ed estratto di nascita per 6 bambini del mio quartiere ) l'anno scolastico scorso non avevano imparato praticamente niente.

Sono Thierno  (vi ricordate? Anche Thierno ha diritto di andare a scuola ) e gli altri bambini figli degli immigrati della Guinea che come lui vivono alcuni in baracche altri in una casa abbandonata, ai margini delle ville delle Almadies, il quartiere residenziale di Dakar. 
Erano tutti cresciuti per strada senza nessuna speranza di poter un giorno andare a scuola perché i loro genitori non li avevano dichiarati alla nascita, laggiù al villaggio, in Guinea e avevano perso ogni speranza di riuscire ad ottenere un estratto di nascita tardivo richiesto per l'iscrizione. Ma con l'aiuto del Direttore della scuola e il sostegno dei donatori di Janghi eravamo riusciti a riempire tutte le condizioni per farli accettare a scuola.

Avevano cominciato bene, tutti fieri e contenti, anche se in ritardo, alcuni in Dicembre altri in Gennaio. Non era facile per loro, malgrado un supposto sostegno di qualche ora a settimana con un insegnante della scuola che il Direttore ci aveva chiesto di pagare per ricuperare i mesi persi. 

Non era facile perché oltre al ritardo all'iscrizione non parlavano nè il wolof (la lingua più parlata in Senegal) né tanto meno il francese. Inoltre sono stati distribuiti in varie classi del CI (la classe d'introduzione alle elementari, prima della 1a) tutte di 40 o 50 allievi con l'insegnante che non poteva certo occuparsi di ritardatari con i quali non riusciva neppure a comunicare.

Non è stato facile sopratutto perché in marzo, in pieno anno scolastico, il sindaco ha deciso di fare distruggere tutte le loro baracche (vedi Perché hanno distrutto le nostre baracche?) e non sapevano più nè dove dormire nè dove stare. Alla fine si sono tutti raggruppati nella casa abbandonata già sovraffollata e le condizioni per studiare erano totalmente inesistenti.

Allora Sylvestre si è dato da fare. Fin da prima che ricominciasse l'anno scolastico al CREC di Enfance et Paix è venuto a stare per una decina di giorni a casa mia alle Almadies e si è messo a fare loro scuola mattina e sera.

Con l'aiuto di un falegname ha costruito la lavagna e si è presentato alle loro famiglie nella casa abbandonata. Ha detto di fare spazio contro una delle pareti e sopra in vecchio bidone ci ha appoggiato la lavagna. Ha detto ai bambini di cercarsi ciascuno una "sedia" e venire a sistemarsi di fronte alla lavagna.
Gli adulti presenti hanno subito lasciato il posto e si sono messi in disparte a guardare incuriositi. I bambini hanno ubbidito e in pochi minuti la classe era pronta.
Abbiamo comprato gessetti e lavagnette per ogni bambino e le lezioni sono cominciate.



Nei primi 10 giorni di insegnamento intensivo hanno tutti fatto progressi enormi.
Abbiamo potuto iscriverli al CP (prima elementare) e il direttore ha accettato di prendere altri due nuovi bambini e aiutare anche per loro la procura di un estratto di nascita tardivo.
L'anno scolastico è cominciato e i bambini vanno volentieri, contenti e fieri di riuscire finalmente a seguire le lezioni.
Una o due volte a settimana, quando Sylvestre riesce a liberarsi dal lavoro al CREC di Enfance et Paix viene alle Almadies e si presenta alla casa abbandonata. In un attimo lo spazio è pronto e i bambini seduti ciascuno sul suo "sedile"

I bambini più piccoli si sistemano non troppo lontano per poter guardare incuriositi e sognare il giorno in cui anche loro potranno andare a scuola.
I papà e le mamme presenti in casa in quel momento, prendono i bebè in braccio e si mettono un po in disparte, quasi nascosti ma attentissimi. Felici ed interessati a seguire la lezione.... chissà che forse in questo modo, zitti zitti, anche loro non impareranno a leggere....

Grazie Sylvestre per ciò che riesci a fare!!!












giovedì 1 settembre 2016

Sostegno alla decisione del governo senegalese di vietare la mendicità dei bambini

Carissimi tutti,

dopo quasi 3 mesi di assenza (sono rimasta in Italia piu a lungo di quanto previsto perché ho avuto un occasione fantastica di poter fare la nonna a tempo pieno e non l'ho voluta perdere) rieccomi tornata in Senegal.

Sono tornata con un po di apprensione perchè ci sono stati imprevisti che incideranno non poco sulle nostre potenzialità e che impongono una riflessione e discussione intense.

Immagino infatti che con la tragedia del terremoto sarà sicuramente molto difficile almeno per un po, fare azioni di raccolta fondi in Italia per i bambini in Senegal. 

Ma i bisogni qui ci sono ancora. Anzi, anche in Senegal ci sono novità. Come sapete c'è stata una nuova disposizione del governo che vieta la mendicità dei bambini, con effetto immediato ma purtroppo senza praticamente nessuna misura di accompagnamento. 


Quindi improvvisamente in luglio i talibés si sono trovati senza nessuna possibilità di nutrirsi. 

Per sopperire al problema nell'immediato con Janghi avevamo mandato subito dei soldi per comprare loro prodotti alimentari supplementari e questo ha permesso ai 3 daara nei quali interveniamo di fare fronte alla situazione.

Con il tempo i daara si sono organizzati chi in un modo chi nell'altro, ma non hanno rimandato i bambini a casa come pensavo.
Un po forse perché con il periodo di soudure (quando ancora non c'è il raccolto) i granai sono vuoti e il ritorno di bocche da sfamare avrebbe creato seri problemi ai genitori,



E un po anche perché i daara non vogliono chiudere e questo non lo vuole neppure il presidente della repubblica ne le popolazioni.

Quindi la situazione adesso varia da un quartiere all'altro in funzione di quanto le autorità del quartiere vogliono o non vogliono apoggiare l'iniziativa del governo e in funzione della forza politica locale dei marabouts dei daara.
Alle Parcelles Assainies, il quartiere dove interveniamo noi, i talibés hanno ripreso a mendicare e la cosa viene momentaneamente tollerata. 

Ma con Sadio di Enfance et Paix che ho sentito regolarmete per telefono e mail, ci eravamo detti che era importante seguire a livello della prefettura le decisioni che vengono man mano prese dal governo per far fronte alla situazione e capire come appoggiare l'iniziativa senza far soffrire i bambini.
La presenza di Sadio alle riunioni della Prefettura con varie associazioni ed ONG locali ha permesso di mostrare il nostro pieno coinvolgimento al problema. 

Una delle soluzioni che avevamo trovato era di coinvolgere maggiormete la comunità che gravita intorno ai daara in modo che cio che i daara ricevevano prima attraverso l'elemosina dei talibes lo ricevano ora direttamente dalla gente del quartiere. 
La comunità si sentirà in questo modo più coinvolta e vorrà assicurarsi che i loro doni servano esclusivamente ai bambini.

Ed è cosi che Sadio ha fatto molte riunioni con i vari gruppi della comunità delle Parcelles Assainies (imams, associazioni di donne, associazioni di emigrati etc.) e ha ottenuto il sostegno verbale di molti di loro.
Questo sostegno lo vuole materializzare ora in un CADRE DE CONCERTATION ET SOLIDARITE o accordo ufficiale che sarà firmato questo venerdi pomeriggio alla Giornata di lanciamento.



Sadio non ha voluto citare Janghi nell'invito per non dare l'idea che Enfance et Paix ha un finanziatore straniero perché cio creerebbe delle aspettative nelle popolazioni invece di stimolare la solidarietà, ma verbalmente ha spiegato chi siamo e come collaboriamo. Sarà durante la riunione, alla quale participerò come rappresentante di JANGHI, che potro' spiegare meglio a viva voce ai presenti e chiarire il nostro modo di intervenire e quanto è importante anche per noi la collaborazione della comunità.

Dopo la riunione di venerdi vi mandero una rendicontazione.
Un caro saluto a tutti.

Lala Maria laura

lunedì 2 maggio 2016

Tournoi de football des talibés

Il est dèja 16h et les salles des Classes Spéciales 1 et 2 sont vides. Mamadi et Sylvestre, les enseignants, commencent à se preoccuper.



D'habitude les 41 talibés inscrits (30 dans la Classe Spéciale 1 et 11 dans la Classe Spéciale 2) ne s'absentent jamais, ils viennent toujours avec enthusiasme à l'école, non seulement, mais ils amènent souvent des talibés supplémentaires non inscrits. Qu'est il donc arrivé?


Sylvestre (enseignant à l'école de Enfance et Paix e volontaire de Janghi) se propose d'aller voir au   Daara de Mame Khalifa Niass, dont proviennent la plus grade partie des talibés inscrits, pour voir ce qui se passe. Il sait qu'ils ne sont pas allés mendier car les accords étaient très clairs avec le marabout: nous avons crée des classes spéciales pour tenir compte des exigences du Daara mais aux heures concordées les enfants seront à l'école et pas dans les rues à mendier. En plus le jeudi est toujours un jour de repos dans tous les Daaras donc ils ont tout le temps pour venir. Il y a surement quelque chose qui est arrivé, pense Sylvestre en accelerant le pas.


Il arrive au Daara et là aussi aucune trace des talibés. Il y a l'épouse du marabout qui est en train de laver le linge avec deux filles talibés et à coté un des assitants du marabout. Ils rassurent Sylvestre: "nous les avons entendus parler d'un match de football, ils sont surement allés jouer au terrain derrière votre école".
Depuis quand des talibés font des match de football? se demande étonné, mais tranquillisé, Sylvestre.

Et effectivement il les trouve là, au terrain sablonneux laissé libre  par les maisons du quartier, à disposition des jeunes.
Ils sont en plein dans le match. Onze des plus grands forment l'équipe du Daara Mame Khalifa Niasse. Les plus petits sont assis sur le sable à encourager leur équipe. Quand ils voient Sylvestre les petits spectateurs lui expliquent tous excités que leur équipe est en train de vaincre. Ils jouent contre l'équipe des talibés du Daara de Soprim. Ceux derniers semblent plus organisés, tous avec leur tenue de football verte, presque des professionnels, alors que les notres portent leurs habits vieux et déchirés habituels. Neanmoins ce sont eux qui sont en train de gagner.... "Buuut" s'écrient tous ensemble les petits talibés en sautant comme des fous. Mansour a marqué un but et les talibés courent à l'embrasser. Le match continue encore quelques miinutes.
L'arbitre, choisi par l'ensemble des talibés des deux équipes parmi les jeunes du quartier qui fréquentent le terrain, siffle la fin du match et désigne l'équipe gagnante: 2-0 pour Mame Khalifa Niass. Nos talibés fous de joie se precipitent vers la boite de conserve de tomates bien placée par terre prés du terrain. Ils en sortent plein de pièces de monnaie et vérifient: elles sont toutes là. 5000 Fr Cfa, corriespondant aux 2500 que chacune des deux équipes avait versé avant de commencer le match. C'est le butin de la victoire.

Sylvestre très amusé par cette nouvelle activité des talibés essaye de foncer les sourcils pour leur dire qu'ils ne doivent pas s'absenter des cours sans avertir, donner une raison serieuse et demander l'autorisation. Les talibés tous en sueur et très excités lui disent que c'est déjà le deuxième match qu'ils font avec les talibés de Soprim et qu'ils avaient gagné meme au premier.  Ils expliquent que ce sont ceux de Soprim qui ont demandé à ce qu'on joue le jeudi car c'est leur seul après midi libre. Mais ce n'est qu'un seul jeudi par mois et ils promettent qu'ils doubleront d'effort à l'école pour recuperer ce temps d'absence.

Ils montrent a Sylvestre les 10.000 qu'ils ont accumulé en gagnant aux deux match et lui expliquent qu'avec cet argent ils veulent acheter les tenues de football afin que leur équipe aussi soit professionnelle comme celle de Soprim, mais qu'il leur manque encore 9000. Sylvestre leur promet qu'il en parlera a Janghi.

Et voila que la semaine suivante, juste après avoir reçu les 9000 Fr donnés par Janghi ils retournent chez Sylvestre avec leurs nouvelles tenues de football rouges. Ils sont tous fiers et se mettent en position avec leurs arbitres du quartier pour la photo. Qui pourrait savoir que ce sont des talibés?



Mais alors les petits talibés qui s'entrainaient eux aussi souvent avec les petits du Daara Soprim dans un coin du terrain, demandent à leur tour une aide pour avoir des tenues de football.
Eux ils n'ont pas d'argent pour contribuer mais le message est passé et grace à Janghi les maillots sont arrivés. Voici Larissa, autre volontaire de l'association, qui fait la distribution.




Sylvestre gagné par l'enthusiasme transmi par les talibés a decidé d'organiser un tournoi de football en impliquant aussi les talibés des deux autres Daaras avec qui nous collaborons et le 5 Juin, à l'occasion des Journées de Solidarité qu'organise l'ecole de Enfance et Paix en collaboration avec Janghi, il y aura la finale.

Enfin les talibés, de petits mendiants qu'ils étaient sont en train de devenir des enfants qui vivent leur enfance comme tous les autres.





domenica 1 maggio 2016

Torneo di calcio dei talibés

Sono gia quasi le 16 e le aule delle classi speciali 1 e 2 sono vuote. Mamadi e Sylvestre, gli insegnanti cominciano a preoccuparsi.


Di solito i 41 talibés iscritti (30 della Classe Spéciale 1 e 11 della Classe Spéciale 2) non mancano mai, vengono sempre con entusiasmo a scuola e anzi, se ne aggiungono anche altri non iscritti. Sarà successo qualcosa?

Sylvestre (insegnante della scuola di Enfance et Paix e volontario di Janghi) si propone di andare al Daara di Mame Khalifa Niass, dal quale provongono la maggior parte dei talibés iscritti, per vedere cos'è successo. Sa che non sono andati a mendicare perché i patti erano chiari col marabout del daara: abbiamo fatto delle classi speciali per tener conto delle esigenze del daara, ma nelle ore concordate i bambini vanno a scuola e non a mendicare. Inoltre il giovedì è sempre il giorno libero per tutti i talibés in tutti i daara quindi hanno tutto il tempo per venire. Dev'essere successo qualcosa, pensa Silvestre affrettando il passo.

Entra nel Daara, anche quello vuoto. C'è la moglie del marabout con alcune bambine talibés che stanno lavando e un insegnante coranico. Lo rassicurano subito: "abbiamo sentito che parlavano di una partita di calcio. Devono essere andati a giocare nel terreno dietro alla vostra scuola"
"Da quand'é che dei talibés fanno delle partite?" si chiede stupito, ma rasserenato Sylvestre.

Infatti li trova li al terreno sabbioso, raro spazio lasciato libero dalle case del quartiere per i giovani. Sono in piena partita. 11 dei più grandi formano la squadra del Daara Mame Khalifa Nasse, i più piccoli sono seduti sulla sabbia a fare il tifo. Quando vedono Sylvestre i piccoli spettatori gli spiegano tutti eccitati che la loro squadra sta vincendo. Giocano contro la squadra del Daara Soprim (un altro daara del quartiere). I talibés di Soprim sembrano più organizzati, tutti con la tenuta di calcio verde quasi professionali, mentre i nostri portano i loro vestiti vecchi e bucati che utilizzano quando non vanno a scuola. Ma davvero stanno vincendo: gool, gridano in coro i piccoli talibé. Mansour ha fatto gool e i talibés corrono ad abbracciarlo poi continuano ancora qualche minuto.
L'arbitro, scelto dai talibés fra i ragazzi del quartiere che utilizzano il campo, fischia il termine della partita e i nostri talibés raggianti di gioia si precipitano verso una delle loro classiche lattine di concentrato di pomodoro per la raccolta dell'elemosina messa bene in vista vicino al campo. E ne prelevano tantissime monetine... verificano, si ci sono tutte, 5000 Fr CFA corrispondenti ai 2500 che ciascuna squadra doveva mettere prima di iniziare la partita. Frutto delle loro economie su quanto ottenuto con l'elemosina quando non vanno a scuola (i venerdi, sabato e domenica). E' il bottino del vincitore.

Sylvestre divertitissimo da questa loro nuova attività spiega loro che non possono mancare alle lezioni senza prima spegare e chiedere il permesso. I ragazzi tutti sudati ed eccitatissimi gli dicono che è gia la seconda volta che fanno la partita con i talibés del Soprim e che avevano vinto anche la volta prima. Gli spiegano che sono quelli del Soprim che hanno detto che possono giocare solo il giovedi pomeriggio loro unico pomeriggio libero. Ma si tratta di solo un giovedì al mese e promettono che torneranno a scuola.
Gli fanno vedere i 10.000 Fr che hanno accumulato vincendo  le due partite e dicono che con quei soldi vogliono coprare le tenute da calcio anche loro come l'altra squadra ma che mancano ancora 9000 Fr. Sylvestre promette loro che ne parlerà a Janghi Italia.

Ed ecco che una settimana dopo, appena ricevuti i 9000 Fr dati da Janghi, ritornano da Sylvestre con le loro nuove tenute da calcio rosse. Sono fierissimi e si mettono in posa con i ragazzi del quartiere che li avevano inquadrati. Chi direbbe che sono dei talibés?


A questo punto anche i più piccoli che si allenavano sullo stesso campo con i più piccoli dela Daara Soprim chiedono anche loro un aiuto per le tenute da calcio.
I più piccoli non hanno soldi da parte ma il messaggio è passato e grazie a Janghi le magliette sono arrivate. Ecco Larissa, altra volontaria di Janghi, che fa la distribuzione.




Sylvestre preso dall'entusiasmo trasmessogli dai talibés ha deciso di organizzare un torneo di calcio coinvolgendo anche i talibés degli altri due daara con cui collaboriamo e il 5 giugno, all'occasione delle Giornate di Solidarietà che organizza la scuola di Enfance et Paix in collaborazione con Janghi ci sarà la finale.

Finalmente i talibés, da piccoli mendicanti che erano, stanno diventando bambini che vivono la loro infanzia come tutti gli altri.




mercoledì 27 aprile 2016

Lezione a scuola

Lezioni di biologia e tossicologia agli studenti di Enfance et Paix a Dakar.

Durante la mia permanenza a Dakar, nell’autunno 2015, ho avuto la fantastica opportunità di fare un paio di lezioni agli studenti della scuola Enfance et Paix di Dakar nell’ambito di un progetto di Janghi Onlus. Ho cercato un argomento che rispecchiasse la mia preparazione di Neurobiologo ma che al tempo stesso potesse catturare la loro piena attenzione e fosse utile alla loro formazione. Considerando che si trattava di adolescenti, ho scelto l’argomento della droga in quanto i primi contatti con questa avvengono in genere proprio nell’adolescenza. Inoltre non credo che esista un programma scolastico che riesca ad affrontare di petto questo problema. L’argomento viene spesso trattato marginalmente se non addirittura taciuto come un tabù. Credo che anche in famiglia non se ne parla abbastanza, sia per scarsa conoscenza che per paura di scoprire o in qualche modo legittimare il consumo di droga. Gli adolescenti entrano in contatto con gli stupefacenti spesso completamente disinformati e condizionati dai luoghi comuni e inquietudine della loro età.  I pericoli maggiori e le intossicazioni potenzialmente letali possono incorrere nelle prime esperienze anche a causa dell’ignoranza.

In questo contesto l’arma più efficace è l’informazione. Tuttavia, poiché gli adolescenti non sono stupidi ne amano essere presi in giro, deve trattarsi d’informazione corretta, attuale e sostenuta da evidenze scientifiche e obbiettive, sgravata dai tabù, credenze e dettami morali della società. La distinzione tra le varie sostanze, i loro effetti, i danni potenziali, i dosaggi, le modalità di somministrazione e loro pericoli sono molto importanti perché offrono dei parametri concreti che potrebbero salvargli la vita. La capacità di distinguere tra effetto tossicologico reale e quello culturale permette da un lato di offrire dei riferimenti inconsueti o ignorati (molti si stupiscono che l’alcol o il tabacco siano droghe a tutti gli effetti) e dall’altro è molto efficace nel riconsiderare l’argomento da un punto di vista diverso, più asettico e privo della spinta emotiva. Rendersi conto che la droga include anche sostanze legali ampiamente diffuse o che attività come il gioco d’azzardo o lo stesso abuso del potere economico e politico siano meccanismi psicologici analoghi alla tossicodipendenza, aiuta i ragazzi ad avere un quadro più ampio del problema ridimensionando la visione romantica e ribelle dell’immaginario giovanile. 
Un atteggiamento imparziale, seppur accademico, favorisce il dialogo e l’apertura dei ragazzi permettendo di capire, e forse prevenire, situazioni pericolose spesso taciute per paura o diffidenza. Questo tipo di approccio non garantisce certo immunità ma fornisce, attraverso la conoscenza, gli strumenti adeguati d’analisi e discussione. La consapevolezza, infatti, incrementa la valutazione oggettiva e favorisce la crescita intellettuale indipendente. 
Ero molto preoccupato di fare una lezione noiosissima e, in questo modo, annullare tutti i benefici di cui ho parlato prima. Sono partito dalla struttura e funzionamento della cellula nervosa. Ho descritto i meccanismi di propagazione elettrica e chimica e gli effetti degli stimoli esterni. Ho spiegato come le nostre emozioni, reazioni e decisioni fossero dunque condizionate sia dagli stimoli ricevuti attraverso i nostri sensi che dalla memoria di eventi simili pregressi. Gli ho fatto notare che, proprio in quel momento, il loro cervello stava elaborando lo stimolo esterno (la mia lezione) e stava valutando le informazioni non solo da un punto di vista nozionistico ma anche in base alla mia prestazione, generando emozioni che potevano andare dalla curiosità alla noia, alla simpatia o al giudizio. 

Ho insistito su quel punto chiedendogli se conoscessero altre cose, al di fuori dei cinque sensi, che potevano influenzare i loro comportamenti e pensieri. Silenzio di tomba. Ho indugiato a lungo sulla domanda con il proposito di alzare la tensione. Poi ho tirato fuori una noce di cola dalla tasca mostrandogliela. Ho chiesto se la conoscessero e tutti hanno annuito. Ho dato un morso alla noce e ho chiesto se quell’azione potesse portare degli stimoli al mio cervello oltre a quelli generati dalle mie papille gustative. Ho spiegato che i miei battiti cardiaci stavano aumentando, la pressione sanguigna stava variando. Gli ho fatto notare che una pianta, una banale pianta, stava manipolando il mio sistema nervoso e influenzando il mio metabolismo. Gli ho chiesto se avessero mai pensato che una pianta potesse prendere il comando del cervello. A quel punto hanno cominciato ad entrare più vivacemente nella discussione elencando altre piante con effetti analoghi, come il tè e il caffè, per poi giungere alle droghe più classiche.  Abbiamo suddiviso e classificato le droghe in base al loro effetto e la loro potenza. Abbiamo valutato le conseguenze, i danni, i meccanismi di dipendenza. Abbiamo discusso di come una sostanza possa alterare il comportamento fino al punto di condizionare pesantemente la vita stessa di una persona. Abbiamo analizzato la differenza tra effetti psicoattivi, farmacologici e tossicologici reali e quelli legali, culturali e morali. Abbiamo constatato che esistono anche altri tipi di droghe come il denaro o il potere che, pur non essendo sostanze stupefacenti, potevano creare una vera e propria dipendenza.  E’ stata una discussione ampia, partecipata e molto stimolante. Ho concluso la lezione spiegando come la conoscenza fosse uno strumento formidabile perché gli avrebbe resi capaci di valutare le possibili conseguenze e condizionamenti derivanti dall’uso e abuso delle droghe. E’ stata un’esperienza molto interessante, sono nati molti spunti di approfondimento e discussione che mi auguro di poter affrontare di nuovo in futuro, in shāʾa llāh.

venerdì 4 marzo 2016

POURQUOI A-T-ON DETRUIT NOS BARAQUES?

Il fait tellement froid et je suis tout mouillé par la rosée.... cette nuit je n'ai pas dormi.
Je dois me lever, c'est l'heure de se préparer pour aller à l'école.
Je m'assois sur la natte encore toute mouillée où nous avons passé la nit serrés les uns contre les autres pour nous réchauffer, maman et mes petits frères et petites sœurs.... ma petite sœur dort encore sous les pagnes, maman et les autres se sont levés ... je me frotte les yeux.... je regarde autour de moi ... le terrain où nous habitons me semble devenu immense...




Je regarde les morceaux de nos baraques jetés par terre. On était bien là-dedans au chaud. Maintenant il n'y a plus rien qui nous protège sur nos têtes la nuit. Seulement les étoiles.
Je vois mes amis des autres baraques regarder eux aussi un peu perdus toutes les choses jetées à droite et à gauche.... des morceaux de bois, des planches, des morceaux de tôles, des bidons , des seaux....... Heureusement que mon cartable je l'avais mis ici près de la natte de façon à le retrouver tout de suite en me réveillant. J'en sors ma ténue qui heureusement n'est pas mouillée. Je vais me laver avec l'eau glacée du bidon que maman m'a laissé là-bas dans ce coin, derrière une tôle dressée entre deux bâtons. Je m'habille. 
Je n'ai pas faim. J'ai mal au ventre.

Je vais chercher mes amis et amies des terrains voisins, qui vont à l'école avec moi.
Chez eux aussi tout a été détruit. On a détruit aussi la baraque où il y avait deux jumeaux nouveau-nés. Sur certains des terrains les mamans ont déjà ramassé et rangé leurs bagages, dans d'autres tout est en désordre, on ne sait plus quoi appartient à qui.



J'ai trouvé mes amis assis qui sur une pierre, qui sur une planche en bois..... tous avec les yeux fixés sur les restes de leurs baraques, en silence.
Je suis sûr que eux aussi ils ne savent pas.
Pourquoi nous a-t-on détruit nos maisons? Pourquoi ?

Je sais que eux aussi, comme moi, ils n'osent poser aucune question. Ce sont des choses des adultes et un enfant ne doit pas poser de questions.
Mais moi la question je l'ai dans ma tête et elle ne me laisse pas en paix..... pourquoi ?  Nous vivons ici depuis si longtemps.... moi je suis né ici, sur ce terrain.  Pourquoi juste maintenant sont-ils venus détruire nos maisons ?
Depuis qu'on parle de terroristes qui ont fait des attentats dans des pays voisins les choses ont changé dans notre quartier.. il y a des gendarmes sur la route qui contrôlent toutes les voitures .... il n'y a plus autant de passants comme avant qui venaient dans les restaurants de la pointe et achetaient les cacahouètes et les fruits à nos mamans. Tout est calme et silencieux.
Mais qu’avons-nous à voir avec tout ça ?

Tout est arrivé si vite… avant hier matin, samedi, des hommes sont venus avec les voitures de la municipalité… ils ont dit qu’ils ont eu l’ordre de détruire nos baraques. Nos papas et nos frères plus grands ont essayé de discuter mais il n’y a eu rien à faire, ils ont dit qu’ils nous avaient avisé depuis une semaine et tant pis pour nous si nous ne nous sommes pas préparés en conséquence.
Beaucoup de mamans pleuraient. La mienne avait les yeux rouges comme hier soir avant de dormir ou ce matin quand je l’ai saluée.

Certains de mes amis ont été plus chanceux. Ils ne vivaient pas dans une baraque mais dans une maison abandonnée et celle-là on ne l’a pas détruite.  Mais beaucoup de familles restées sans toit se sont ruées sur elle et à la fin ils ont dormi presque pire que moi, entassés les uns sur les autres.




Ils se préparent pour venir à l’école avec moi. Entre temps je bavarde avec leurs petites sœurs qui essayent de se réchauffer autour d’un fourneau fait avec trois pierres et un peu de bois.
Elles ont froid comme moi et elles sont petites.
J’ai envie de pleurer… tout est triste autour.
Mais voilà qu’arrivent mes amis et lorsque nous sommes sur le point de partir m’appelle Salimata, ma petite cousine préférée avec le bébé de sa tante qu’elle tient dans ses bras.



Elle me dit “bonne école !” et me fait un sourire.
Et tout à coup tout me semble redevenu comme avant … et la journée est devenue belle.


















martedì 23 febbraio 2016

Perché hanno distrutto le nostre baracche?

Fa cos' freddo e sono tutto bagnato... stanotte non sono riuscito a dormire.
Mi devo alzare, è ora di prepararsi per andare a scuola.
Mi siedo sulla stuoia ancora tutta bagnata dove abbiamo passato la notte stretti gli uni agli altri per scaldarci, la mamma e i miei fratellini e sorelline più piccole... lascio mia sorellina dormire sotto i pagnes, la mamma e gli altri si sono gia alzati... mi stropiccio gli occhi... guardo intorno a me...il terreno dove abitiamo mi sembra diventato immenso...



Guardo i pezzi delle nostre baracche buttati per terra. Si stava bene la dentro al calduccio. Ora non c'è più niente che ci protegge sopra le nostre teste di notte. Solo le stelle.
Vedo i miei amici delle altre baracche guardare anche loro un po persi tutte le cose buttate qua e la... legni,  lamiere, bidoni d'acqua, secchi.... Menomale che la mia cartella l'avevo messa qui vicino alla stuoia in modo da trovarla subito alzandomi. Tiro fuori la divisa che grazie al cielo è rimasta asciutta. Vado a lavarmi con l'acqua gelida del bidone che mi ha lasciato la mamma laggiù in quell'angolo dietro una lamiera tirata su fra due legni. Mi vesto.
Non ho fame. Ho male alla pancia.

Vado a cercare i miei amici e amiche dei terreni vicini, che vanno a scuola con me.
Anche da loro tutto è distrutto. Hanno buttato giu anche la baracca dove c'erano due gemellini nati da poco. In certi terreni le mamme avevano gia messo le cose un po a posto. In altri tutto era in disordine, non si sapeva più cosa apparteneva a chi.



Ho trovato i miei amici seduti chi su un sasso, chi su una tavla di legno... tutti con gli occhi fissi sui resti delle loro baracche, in silenzio.
Sono sicuro che anche loro non sanno.
Perché ci hanno distrutto le nostre case? Perché?

So che anche loro, come me non osano chiedere niente. Queste sono cose dei grandi e un bambino non deve fare domande.
Ma io la domanda ce l'ho nella mia testa che non mi lascia in pace... Perché? Viviamo qui da tanti anni... io sono nato qui, in questo terreno. Perché proprio adesso sono venuti a distruggere le nostre case?
Da quando ci sono quegli uomini in divisa con i loro fucili che controllano le macchine per strada questo quartiere è cambiato. Non è più animato come una volta... non sono più tanti passanti come prima che venivano ai ristoranti della punta... e che compravano le arachidi e la frutta alle nostre mamme. Tutto è calmo e silenzioso. Dicono che ci potrebbero essere dei terroristi che fanno attentati come negli altri paesi. Ma noi cosa c'entriamo?

Tutto è accaduto così presto...l'altro ieri mattina, sabato, degli uomini con le auto della municipalità sono venuti ... hanno detto che avevano l'ordine di distruggere tutte le baracche. I papà e fratelli più grandi hanno cercato di discutere ma non c'è stato niente da fare, hanno detto che ci avevano avvertito gia da una settimana e peggio per noi se non ci siamo preparati.
Molte mamme piangevano. La mia aveva gli occhi rossi come ieri sera prima di dormire e stamattina quando l'ho salutata.

Alcuni miei amici sono stati più fortunati. non vivevano in una baracca ma in una delle stanze di una casa abbandonata e quella non l'hanno distrutta. Ma tutte le stanze sono state prese d'assalto da molte famiglie rimaste senza tetto e alla fine hanno dormito quasi peggio di me, pigiati fra la gente.


Si preparano per venire a scuola con me. Intanto chiacchiero con le loro sorelline che cercano di scaldarsi intorno al fornello fatto con tre pietre e un po di legna.
Hanno freddo quanto me e sono piccoline.
Ho voglia di piangere... tutto è triste intorno.

Ma ecco che arrivano i miei anmici e quando stiamo per partire mi chiama Salimata, la mia cuginetta preferita con il bebé di una vicina che tiene fra le braccia.
Mi dice "buona scuola!" e mi fa un sorriso.
E tutto mi sembra tornato come prima... e la giornata di colpo diventa bella.














Una bella vittoria: iscrizione a scuola ed estratto di nascita per 6 bambini del mio quartiere

"E' vero che sono una bambina, ma anch'io, come Thierno, voglio andare a scuola" mi ha detto D. , quasi protestando due giorni dopo che Thierno era stato integrato nella 1a elementare della scuola pubblica di Ngor (http://janghionlus.blogspot.sn/2016/01/anche-thierno-ha-diritto-di-andare.html)

E pian piano, quando le incontravo o a fare l'altalena nel mio giardino o per strada a vendere le arachidi o davanti alla loro baracca ad accendere il fuoco per la cucina con la legna raccolta vicino ai giardini delle ville, una dopo l'altra, spesso con un bebé attaccato alla schiena, mi dicevano la stessa cosa: "anch'io voglio andare a scuola!". 


Spesso con un faccino timido come chiedessero qualcosa di troppo  

Dai più grandi ai più piccoli




E il 2 febbraio 2016, grazie a Janghi Onlus, l'associazione creata dalle mie figlie insieme ad amici italiani e senegalesi, ce l'abbiamo fatta. La scuola ha accettato di iscrivere altri 5 bambini oltre a Thierno, tutti al CI, 1a elementare, malgrado fossimo gia in pieno secondo semestre dell'anno solastico.
Abbiamo superato tutti gli ostacoli che da vari anni i loro papà, analfabeti e senza nessun mezzo economico, incontravano per l'iscrizione alla scuola pubblica.
Primo fra tutti l'estratto di nascita.... Sopratutto per i bambini nati lontano dai luoghi abitati e dalle strutture ospedaliere, come la maggior parte di questi piccoli peulh fouta della Guinea. Ma anche per chi vive a Dakar è ancora poco diffusa l'abitudine di dichiarare la nascita del proprio bambino... " "Non avevo dichiarato la nascita del bambino perché all'epoca non sapevo sarebbe stato così importante. Avevo ben altre priorità quando è nato mio figlio: le cure di mia moglie alla maternità, l'acquisto dei medicinali così cari, i vestitini del bebé, la ricerca di un montone e la preparazione del battesimo... Ora invece avrei così bisogno di quel documento!" mi spiega un papà per giustificarsi. "Mio figlio è nato a Dakar, alla maternità. Avevo tenuto da conto tutti i documenti, libretto sanitario ed estratto di nascita, dentro una busta ben chiusa. Ma durante una di queste ultime stagioni delle piogge si è allagato tutto e i documenti non erano più utilizzabili in mezzo all'acqua e al fango..." mi spiega una mamma scoraggiata.
E un'altra mamma mi mostra il libretto sanitario che le hanno chiesto per poter fare l'estratto di nascita tardivo... tutto mangiato dai topi dove le informazioni più importanti riguardo alla data di nascita non si leggono più
Ma anche questo problema è stato superato... il direttore della scuola pubblica di Ngor che ha acettato di iscrivere i bambini metterà i genitori in rapporto con qualcuno che li aiuterà a fare le pratiche per l'ottenimento dell'estratto di nascita tardivo
Un altro problema quasi insormontabile per loro sono i costi. Malgrado la scuola pubblica sia gratuita ci sono dei costi obbligatori che i genitori devono sostenere. E per i peulh fouta delle baracche, che vivono di piccoli lavoretti giornalieri saltuari, anche questi pochi soldi diventano un ostacolo. 

E Janghi si è mobilizzata a Milano e a Dakar e così abbiamo potuto superare anche quest'ostacolo.
Pagare per ogni bambino sia l'iscrizione (2000 Fr, circa 3 Euro) che il materiale scolastico (12.000 Fr, circa 18 Euro) ed assicurare, come ha chiesto il direttore della scuola, che questi bambini, arrivati quasi a metà anno scolastico, riescano a raggiungere rapidamente il livello degli altri alunni . 
Un insegnante della scuola si è proposto di dar loro lezioni di recupero 3 pomeriggi a settimana per tre mesi. Per tutti e 6, Thierno compreso, chiede 150.000 Fr cioè circa 225 Euro.

Ed il sogno è diventato realtà.
Eccoli, tutti fieri, con la divisa unisex, uguali a tutti gli altri bambini, ammessi finalmente alla scuola di Ngor.

E' stato l'insegnante, dopo aver visto in che condizioni vivevano, a portare loro le divise, la vigilia dell'integrazione nelle classi, e si è raccomandato che fossero ben puliti e pettinati in modo da non sentirsi diversi dagli altri e che si rendessero conto dell'importanza di cio che stanno facendo.








venerdì 29 gennaio 2016

Anche Thierno ha diritto di andare a scuola

Lo trovo seduto su una grossa pietra davanti alla porta del mio giardino.
Non è entrato come gli altri a giocare.
Sta fermo, serio li ad aspettarmi. Thierno (nome inventato per il post) è cambiato.
Mi rendo conto che sono gia parecchie settimane che non lo vedevo. Gli chiedo come sta e senza alzare lo sguardo mi dice serissimo "wau" ("si" in wolof, la lingua con cui comunichiamo). Faccio altre domande per capire meglio e solo il "wau" si ripete, sempre con lo sguardo fisso per terra. Mi spavento e guardo con aria interrogativa sua zia  che vende frutta e arachidi su un tavolino fatto con pezzi di legno e cartoni di ricupero accanto alla mia porta d'ingresso: "ma cos'ha Thierno?".
 "E' cambiato - mi dice lei - da quando l'hanno mandato da uno zio a Dakar per imparare a fare il sarto. Lo zio è molto severo, non so se Thierno sta imparando a cucire ma almeno si è calmato, lo zio lo sta radrizzando bene."
Sono preoccupata. Non riesco a tirare fuori nessun altra parola dalla bocca di Thierno, un bambino di forse 11 anni, un tempo così allegro e sveglio. Allora gli dico di portarmi da suo padre.
In questo quartiere residenziale di Dakar, dietro ai muri che cingono terreni non ancora occupati da costruzioni o cantieri, in baracche provvisorie costruite con materiali vari di recupero, ci sono loro, i "peulh fouta", originari di una regione di pastori della Guinea, venuti alla ricerca di un lavoro, anche saltuario e improvvisato, che permetta di migliorare le condizioni della famiglia.

Il papà mi spiega che Thierno era diventato irrequieto e difficile da gestire, così, sempre per strada a non fare niente, quindi lo ha affidato allo zio. E' venuto solo oggi a trovare la mamma.
"Ma perché non va a scuola?'" chiedo io e di colpo vedo che Thierno alza lo sguardo e nei suoi occhi finalmente un barlume di interesse.
Il papà mi spiega che Thierno vorrebbe andare a scuola ed è da vari anni che lo chiede, ma non c'è stato verso di iscriverlo. Esigono l'estratto di nascita e lui non ce l'ha. "E' nato in Guinea, nella "brousse", in una capanna, lontano da qualsiasi Centro di Salute quindi non ha neppure il libretto sanitario dove l'ostetrica scrive la data del parto.
Vado col padre al Comune e mi dicono che l'unica possibilità è di fare la pratica di riconoscimeto tardivo al Tribunale. Ma ci vogliono testimoni e molto tempo. Siamo scoraggiati.
Allora vado alla scuola pubblica di Ngor. Thierno viene con me. Incontriamo il vicedirettore che sembra colpito dall'interesse del bambino e dal mio impegno. Mi dice che conosce qualcuno che puo aiutare il padre a fare le pratiche in tempi ragionevoli e con una data di nascita compatibile con l'iscrizione a scuola ed è certo che con una modica somma per coprire le spese, lo farà. Quindi lui può accettare il bambino a scuola. Pago l'iscrizione e mi porto garante che il papà contatterà il tizio per le pratiche al tribunale e che compreremo il materiale scolastico richiesto.
Allora il Direttore mi dice, "inutile perdere ancora tempo, domani mattina il bambino potrà presentarsi alla classe di prima elementare". Mi presenta un maestro per fare fare al bambino lezioni pomeridiane di recupero dei primi 4 mesi di scuola persi.
Finalmente Thierno sorride. Mi da la mano e mi tira veloce per arrivare presto dalla mamma e appena la vede da lontano seduta sul bordo della strada a vendere arachidi le grida: "domani vado a scuola!!"