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domenica 22 dicembre 2019

LA NOSTRA ESPERIENZA CON JANGHI IN SENEGAL



Ciao a tutti! 
Prima di raccontarvi la nostra esperienza  con Janghi, ci piacerebbe presentarci. 
Siamo un gruppo di cinque amici - Hamin, Marco, Sofia, Thierno e Tommaso - e questa estate abbiamo avuto la fortuna di recarci a Dakar per la durata di tre settimane. 
Attualmente frequentiamo l’ultimo anno di liceo scientifico a Milano nella stessa classe. 
Ora, senza dilungarci troppo, vorremmo parlarvi di quello che effettivamente è stato il nostro soggiorno in Senegal.


Ed è così che abbiamo lasciato Milano il primo di luglio, con molte aspettative, voglia di conoscere e scoprire una realtà così diversa dalla nostra. 
La nostra attività di volontario consisteva nel rapportarci con gli studenti della scuola Enfance et Paix, situata nel quartiere popolare di Parcelles Assainies.
Siamo andati a Dakar con l’obiettivo di metterci in gioco, di aiutare dei ragazzi che non hanno avuto le nostre stesse opportunità, ma con cui condividiamo desideri e speranze. 
Il nostro è stato un vero e proprio scambio, che ha arricchito tanto loro quanto noi.

Vorremmo evidenziare cinque aspetti della nostra esperienza, che reputiamo essere i più significativi: 
  1. le lezioni giornaliere a scuola con i talibés, 
  2. la pulizia del Daara (dimora dei talibés a Dakar nonché luogo dove apprendono il Corano), 
  3. la visita alla Riserva naturale di Bandia
  4. l’escursione presso l’isola di Gorée e infine 
  5. la nostra permanenza di quattro giorni presso i villaggi natali dei ragazzi talibés della scuola.


LEZIONI
Seppur le scuole in Senegal (come allo stesso modo quelle italiane) siano chiuse durante il mese di luglio, la scuola di Enfance et Paix ha rappresentato un’eccezione per i talibés, che durante il Ramadan (mese di digiuno) non hanno frequentato le lezioni. Dunque, per recuperare le ore perdute, i talibés hanno continuato ad andare a scuola fino agli inizi di agosto. Ed è qui che siamo intervenuti noi!
Le lezioni si svolgevano dal lunedì al sabato durante il pomeriggio, in modo da consentire agli studenti di potersi dedicare allo studio del Corano nel corso della mattinata. Il nostro compito consisteva essenzialmente nell’assistere sia i professori, agevolando lo svolgimento delle lezioni, sia gli alunni, facilitandogli l’apprendimento.
Gli studenti avevano un’età compresa dai circa cinque e sei anni, fino ad arrivare ai nostri coetanei (studenti di diciotto di anni). Una volta smistati ciascuno nelle diverse classi, ci siamo confrontati con i professori per identificare gli allievi aventi una maggiore difficoltà e che richiedevano una particolare attenzione. 

Ognuno di noi ha avuto modo di interagire attivamente nella programmazione e il successivo svolgimento delle lezioni, organizzando attività, giochi e fruendo di metodi educativi innovativi, come ad esempio l’utilizzo degli strumenti tecnologici.

La nostra maggiore difficoltà è stata senza dubbio la comunicazione con i ragazzi, soprattutto quelli di noi che avevano a che fare con i più piccoli. I talibés parlano infatti wolof (prima lingua del Senegal) e studiano l’arabo in modo da leggere il Corano; il francese viene parlato dunque solo a scuola, seppur esso sia necessario per accedere al mondo del lavoro.

PULIZIA DEL DAARA
La pulizia del Daara è stata una delle nostre prime attività, inserita all’interno di un progetto per la sensibilizzazione all’igiene personale e collettiva, promosso da tre volontarie canadesi. 
Una mattina ci siamo dunque diretti al Daara, armati di rastrelli per raccogliere i rifiuti all’esterno, di spugne e bacinelle per lavare i vestiti dei talibés, e soprattutto di tanta buona volontà. 




Seppur sia stato abbastanza faticoso, quest’esperienza ci ha permesso di entrare in relazione con i ragazzi più approfonditamente e al di fuori dell’ambiente scolastico, nonché di lavorare a loro insieme come una squadra. I talibés e soprattutto il Marabout Omar (maestro coranico e loro educatore) ci hanno aperto le loro porte, dimostrandosi straordinariamente disponibili e accoglienti. Alla fine, ci siamo riuniti tutti insieme per la preghiera e la benedizione da parte del Marabout nei nostri confronti.


Abbiamo avuto dunque modo di scoprire il luogo dove vivono, mangiano, pregano, dormono… un posto così diverso rispetto a quello a cui siamo abituati, ma che rappresenta tutto per i talibés.


RISERVA NATURALE DI BANDIA
La Riserva di Bandia è la prima riserva naturale privata del paese, istituita nel 1986 nel cuore di una foresta di baobab africani. Conta una superficie di circa 3 500 ettari e presenta una fauna riccamente eterogenea.
Dopo esserci ritrovati la mattina presto di fronte alla scuola, aver eseguito l’appello e distribuito a ciascun ragazzo la tipica maglietta gialla di Janghi, siamo partiti per questa giornata alla scoperta di tante fantastiche specie animali. Ci siamo recati presso la riserva con un carrapide, un mezzo di trasporto pubblico largamente diffuso in Senegal simile ad un bus.





All’arrivo i bambini scalpitavano dalla voglia di vedere gli animali di cui tanto avevano sentito parlare nelle storie popolari: ed è così che, con tanta curiosità ed eccitazione, abbiamo finalmente incominciato il nostro tour.

Alla fine del giro i bambini erano tutti estremamente esaltati: le giraffe, le zebre, i rinoceronti e i tanto temibili coccodrilli hanno da subito attirato la loro attenzione e il loro interesse.


ISOLA DI GORÉE
Conosciuta come l’isola degli schiavi, l’isola di Gorée, data la sua posizione strategica, ha rappresentato per oltre tre secoli un importante snodo per le tratte negriere, dove gli Europei raggruppavano gli schiavi in attesa che venissero imbarcati per le Americhe.
Tutte queste informazioni sono state spiegate ai bambini da un professore di storia, che il giorno prima della visita all’isola ha tenuto una conferenza a scuola.
Raggiunto il traghetto con il solito carrapide, ci siamo imbarcati verso l’isola. 




Qui abbiamo avuto modo di visitare la Maison des esclaves (la Casa degli schiavi), il luogo dove gli schiavi attendavano la loro inesorabile partenza per l’America 


e il Musée de l’esclavage (Museo della schiavitù).


Dopo una mattinata di visita e spiegazioni, i bambini hanno finalmente avuto modo di fare un tuffo nel mare. 


Nonostante infatti vivano a Dakar, città circondata dal mare, quasi nessuno di loro aveva mai avuto la possibilità di fare un bagno nelle magnifiche acque dell’oceano.

Infine il pranzo, offerto dalla famiglia di una ragazza sordomuta a cui Janghi ha pagato la retta scolastica per una scuola apposita, è stato un importante momento di condivisione e unione tra noi, i talibés e gli accompagnatori.



La visita è stata quindi di enorme importanza per i bambini, in quanto è fondamentale conoscere le nostre origini e gli eventi storici che ci hanno portato alla situazione attuale.




VILLAGGI
Dopo 6 lunghe e interminabili ore di macchina, accompagnate dal caldo afoso tipico del centro Senegal, 

siamo finalmente arrivati ai villaggi di Niahène, insieme al Marabout, qualche talibés e un infermiere che è stato a sua volta talibé in Gambia, il suo paese natale. 

Il nostro obiettivo era quello di sensibilizzare le famiglie dei villaggi per quanto riguarda l’importanza dei documenti d’identità, senza i quali i bambini non potrebbero accedere all’educazione pubblica. 
Di particolare importanza era il ruolo dell’infermiere nostro accompagnatore, in quanto conosceva bene la realtà dei villaggi. 

Il nostro soggiorno durato quattro giorni è stata senza dubbio un’esperienza unica e che in pochi hanno modo di vivere: siamo stati accolti all’interno della vita del villaggio, coinvolti nelle loro attività e nel loro modo di vivere. 





L’ospitalità e la gentilezza di tutti è stato ciò che forse ha maggiormente segnato questa nostra visita. Al villaggio in cui dormivamo tutti erano costantemente attenti alle nostre esigenze e disposti ad aiutarci e farci conoscere la loro vita. 



Dai bambini più piccoli ai ragazzi più grandi tutti erano visibilmente euforici della nostra presenza. 


L'ospitalità e le attenzioni non erano  comunque limitate solo al nostro villaggio ma estremamente presenti in tutti i posti in cui abbiamo fatto visita. 
Alla sera, dopo essere tornati dalle visite ai parenti dei talibés, ci riunivamo sempre in compagnia dei bambini, per farli giocare, 





e dei ragazzi, con cui abbiamo avuto modo di scambiare idee, ed opinioni riguardo temi che ritenevamo importanti.  



Questi sono stati forse i momenti di massima importanza, perché davvero siamo riusciti a confrontare i nostri mondi e le nostre mentalità, seduti in cerchio sotto le stelle.
I quattro giorni sono volati, forse i più intensi e per questo i più brevi di tutta la nostra permanenza in Senegal; alla partenza tutto il villaggio è venuto a salutarci e staccarsi da tutti è stato davvero difficile. 
Il viaggio di ritorno è stato, forse anche per questo, molto meno divertente e spensierato dell’andata, la tristezza dei saluti  aveva contagiato tutti. 
Ultimo bellissimo ricordo di questo viaggio nel centro del paese è stato il regalo che le bimbe del villaggio ci hanno fatto poco prima che entrassimo a Dakar, chiamandoci al telefono per salutarci e farci sentire tutti i giochi e le canzoni che avevamo loro insegnato, dimostrandoci come, in così poco tempo, anche loro si fossero affezionate esattamente quanto noi.

Hamin, Marco, Sofia, Thierno e Tommaso






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