Ciao a tutti!
Prima di
raccontarvi la nostra esperienza con Janghi, ci piacerebbe presentarci.
Siamo
un gruppo di cinque amici - Hamin, Marco, Sofia, Thierno e Tommaso - e questa
estate abbiamo avuto la fortuna di recarci a Dakar per la durata di tre
settimane.
Attualmente frequentiamo l’ultimo anno di liceo scientifico a Milano
nella stessa classe.
Ora, senza dilungarci troppo, vorremmo parlarvi di quello
che effettivamente è stato il nostro soggiorno in Senegal.
Ed è così che abbiamo lasciato
Milano il primo di luglio, con molte aspettative, voglia di conoscere e
scoprire una realtà così diversa dalla nostra.
La nostra attività di volontario
consisteva nel rapportarci con gli studenti della scuola
Enfance et Paix, situata nel quartiere popolare di
Parcelles Assainies.
Siamo andati a Dakar con
l’obiettivo di metterci in gioco, di aiutare dei ragazzi che non hanno avuto le
nostre stesse opportunità, ma con cui condividiamo desideri e speranze.
Il
nostro è stato un vero e proprio scambio, che ha arricchito tanto loro quanto
noi.
Vorremmo evidenziare cinque aspetti della nostra
esperienza, che reputiamo essere i più significativi:
- le lezioni giornaliere a scuola con i talibés,
- la pulizia del Daara (dimora dei talibés a Dakar nonché luogo dove apprendono il Corano),
- la visita alla Riserva naturale di Bandia,
- l’escursione presso l’isola di Gorée e infine
- la nostra permanenza di quattro giorni presso i villaggi natali dei ragazzi talibés della scuola.
LEZIONI
Seppur le scuole in Senegal
(come allo stesso modo quelle italiane) siano chiuse durante il mese di luglio,
la scuola di Enfance et Paix ha rappresentato un’eccezione per i talibés, che durante il Ramadan
(mese di digiuno) non hanno frequentato le lezioni. Dunque, per recuperare le
ore perdute, i talibés hanno continuato ad andare a scuola fino agli inizi di
agosto. Ed è qui che siamo intervenuti noi!
Le lezioni si svolgevano
dal lunedì al sabato durante il pomeriggio, in modo da consentire agli studenti
di potersi dedicare allo studio del Corano nel corso della mattinata. Il nostro
compito consisteva essenzialmente nell’assistere sia i professori, agevolando
lo svolgimento delle lezioni, sia gli alunni, facilitandogli l’apprendimento.
Gli studenti avevano un’età
compresa dai circa cinque e sei anni, fino ad arrivare ai nostri coetanei
(studenti di diciotto di anni). Una volta smistati ciascuno nelle diverse
classi, ci siamo confrontati con i professori per identificare gli allievi
aventi una maggiore difficoltà e che richiedevano una particolare attenzione.
Ognuno di noi ha avuto modo di interagire attivamente nella programmazione e il
successivo svolgimento delle lezioni, organizzando attività, giochi e fruendo
di metodi educativi innovativi, come ad esempio l’utilizzo degli strumenti
tecnologici.
La nostra maggiore difficoltà è stata senza
dubbio la comunicazione con i ragazzi, soprattutto quelli di noi che avevano a
che fare con i più piccoli. I talibés parlano infatti wolof (prima lingua del
Senegal) e studiano l’arabo in modo da leggere il Corano; il francese viene
parlato dunque solo a scuola, seppur esso sia necessario per accedere al mondo
del lavoro.
PULIZIA DEL DAARA
La pulizia del Daara è stata una delle nostre prime attività, inserita all’interno di un
progetto per la sensibilizzazione all’igiene personale e collettiva, promosso
da tre volontarie canadesi.
Una mattina ci siamo dunque diretti al Daara, armati di rastrelli per raccogliere i rifiuti all’esterno, di spugne
e bacinelle per lavare i vestiti dei talibés, e soprattutto di tanta buona
volontà.
Seppur sia stato abbastanza faticoso, quest’esperienza ci ha permesso
di entrare in relazione con i ragazzi più approfonditamente e al di fuori
dell’ambiente scolastico, nonché di lavorare a loro insieme come una squadra. I
talibés e soprattutto il Marabout Omar
(maestro coranico e loro educatore) ci hanno aperto le loro porte,
dimostrandosi straordinariamente disponibili e accoglienti. Alla fine, ci siamo
riuniti tutti insieme per la preghiera e la benedizione da parte del Marabout nei nostri confronti.
Abbiamo avuto dunque modo di scoprire il luogo
dove vivono, mangiano, pregano, dormono… un posto così diverso rispetto a
quello a cui siamo abituati, ma che rappresenta tutto per i talibés.
RISERVA NATURALE DI BANDIA
La Riserva di Bandia è la
prima riserva naturale privata del paese, istituita nel 1986 nel cuore di una
foresta di baobab africani. Conta una superficie di circa 3 500 ettari e
presenta una fauna riccamente eterogenea.
Dopo esserci ritrovati la
mattina presto di fronte alla scuola, aver eseguito l’appello e distribuito a
ciascun ragazzo la tipica maglietta gialla di Janghi, siamo partiti per questa
giornata alla scoperta di tante fantastiche specie animali. Ci siamo recati
presso la riserva con un carrapide, un
mezzo di trasporto pubblico largamente diffuso in Senegal simile ad un bus.
Alla fine del giro i bambini erano tutti
estremamente esaltati: le giraffe, le zebre, i rinoceronti e i tanto temibili
coccodrilli hanno da subito attirato la loro attenzione e il loro interesse.
ISOLA DI GORÉE
Conosciuta come l’isola
degli schiavi, l’isola di Gorée, data la sua posizione strategica, ha
rappresentato per oltre tre secoli un importante snodo per le tratte negriere,
dove gli Europei raggruppavano gli schiavi in attesa che venissero imbarcati
per le Americhe.
Tutte queste informazioni
sono state spiegate ai bambini da un professore di storia, che il giorno prima
della visita all’isola ha tenuto una conferenza a scuola.
Raggiunto il traghetto con
il solito carrapide, ci
siamo imbarcati verso l’isola.
Qui abbiamo avuto modo di visitare la Maison
des esclaves (la Casa degli schiavi), il luogo dove
gli schiavi attendavano la loro inesorabile partenza per l’America
e il Musée
de l’esclavage (Museo della schiavitù).
Dopo una mattinata di
visita e spiegazioni, i bambini hanno finalmente avuto modo di fare un tuffo
nel mare.
Nonostante infatti vivano a Dakar, città circondata dal mare, quasi
nessuno di loro aveva mai avuto la possibilità di fare un bagno nelle
magnifiche acque dell’oceano.
Infine il pranzo, offerto
dalla famiglia di una ragazza sordomuta a cui Janghi ha pagato la retta
scolastica per una scuola apposita, è stato un importante momento di
condivisione e unione tra noi, i talibés e gli accompagnatori.
La visita è stata quindi di enorme importanza
per i bambini, in quanto è fondamentale conoscere le nostre origini e gli
eventi storici che ci hanno portato alla situazione attuale.
VILLAGGI
Dopo 6 lunghe e interminabili ore di macchina,
accompagnate dal caldo afoso tipico del centro Senegal,
siamo finalmente arrivati
ai villaggi di Niahène, insieme al Marabout, qualche talibés e un infermiere
che è stato a sua volta talibé in Gambia, il suo paese natale.
Il nostro
obiettivo era quello di sensibilizzare le famiglie dei villaggi per quanto
riguarda l’importanza dei documenti d’identità, senza i quali i bambini non
potrebbero accedere all’educazione pubblica.
Di particolare importanza era il
ruolo dell’infermiere nostro accompagnatore, in quanto conosceva bene la realtà
dei villaggi.
Il nostro soggiorno durato quattro giorni è stata senza dubbio
un’esperienza unica e che in pochi hanno modo di vivere: siamo stati accolti
all’interno della vita del villaggio, coinvolti nelle loro attività e nel loro
modo di vivere.
L’ospitalità e la gentilezza di tutti è stato ciò che forse ha
maggiormente segnato questa nostra visita. Al villaggio in cui dormivamo tutti
erano costantemente attenti alle nostre esigenze e disposti ad aiutarci e farci
conoscere la loro vita.
Dai bambini più piccoli ai ragazzi più grandi tutti
erano visibilmente euforici della nostra presenza.
L'ospitalità e le attenzioni
non erano comunque limitate solo al
nostro villaggio ma estremamente presenti in tutti i posti in cui abbiamo fatto
visita.
Alla sera, dopo essere tornati dalle visite ai parenti dei talibés, ci
riunivamo sempre in compagnia dei bambini, per farli giocare,
e dei ragazzi,
con cui abbiamo avuto modo di scambiare idee, ed opinioni riguardo temi che
ritenevamo importanti.
Questi sono stati
forse i momenti di massima importanza, perché davvero siamo riusciti a
confrontare i nostri mondi e le nostre mentalità, seduti in cerchio sotto le
stelle.
I quattro giorni sono volati, forse i più
intensi e per questo i più brevi di tutta la nostra permanenza in Senegal; alla
partenza tutto il villaggio è venuto a salutarci e staccarsi da tutti è stato
davvero difficile.
Il viaggio di ritorno è stato, forse anche per questo, molto
meno divertente e spensierato dell’andata, la tristezza dei saluti aveva contagiato tutti.
Ultimo bellissimo
ricordo di questo viaggio nel centro del paese è stato il regalo che le bimbe
del villaggio ci hanno fatto poco prima che entrassimo a Dakar, chiamandoci al
telefono per salutarci e farci sentire tutti i giochi e le canzoni che avevamo
loro insegnato, dimostrandoci come, in così poco tempo, anche loro si fossero
affezionate esattamente quanto noi.
Hamin, Marco, Sofia, Thierno e Tommaso
bravissimi!
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